TROVATI I COMPONENTI DEL NAPOLI GROUP, ASSOCIAZIONE CHE SI OCCUPA DELLA FALSIFICAZIONE DELLE BANCONOTE di Caterina Onofri

 

I carabinieri della Campania hanno scoperto il Napoli Group, molto temuto dalla Bce, responsabile

del 90% delle banconote false in circolazione in tutto il mondo. La banda include undici

organizzazioni campane, ognuna delle quali ha una sua specializzazione, a partire dallo stoccaggio

e per finire con il trasporto. I componenti di questa organizzazione, inoltre, erano in contatto con

altre associazioni criminali presenti in diversi paesi europei, alle quali davano lezioni di

contraffazione. Le banconote falsificate venivano spese prevalentemente in Europa e in Africa.

Hanno addirittura stampato una banconota di 300 euro, taglio che non esiste, ritrovata poi in

Germania. 56 le persone arrestate, tra cui Domenica Guardato, la mamma di Fortuna, la bambina

vittima di abusi, morta questa estate dopo essere caduta dal balcone di casa sua. La morte della

bambina resta ancora un mistero, anche se è aperta un’inchiesta che ipotizza l’omicidio. Secondo

l’accusa, Domenica Guardato acquistava da Giuseppe Manzo, molteplici banconote contraffatte,

per poi rivenderle ad acquirenti abituali che si occupavano di spenderle nei negozi e nei

supermercati. La donna però, ha negato tutto. La misura adottata per lei è stata di vietarle

di dimorare in casa sua nel comune di Caivano. Per tutti gli altri, le accuse sono per associazione a

delinquere, falsificazione di monete, spendita ed introduzione nello Stato di monete falsificate,

falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli. L’indagine era iniziata nel

2012, grazie al comandante della stazione dei carabinieri di Casagiove (Caserta), che in due anni è

riuscito ad arrestare circa trenta persone. In seguito, il gip Dario Gallo, grazie alle indagini

coordinate dal procuratore Filippo Beatrice e dai sostituti Giovanni Conzo e Gerardina Cozzolino,

ha emesso le ordinanze cautelari, che stabilivano l’arresto di 29 persone, altre 10 messe ai

domiciliari, e 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’ipotesi iniziale riconduceva i

pochi elementi trovati, ad un’attività svolta da clan camorristici, ma successivamente si resero

conto che si trattava di un’organizzazione a delinquere finalizzata alla produzione delle banconote

false e all’utilizzo di queste.