TURCHIA, MORTO IL MAGISTRATO SEQUESTRATO di Alessia Battistella

Ieri, due uomini appartenenti al gruppo di estrema sinistra Dhkp-C hanno fatto irruzione nel Palazzo di Giustizia di Istanbul, sequestrando un magistrato, in nome di Berkin Elvan, un quindicenne colpito da un candelotto lacrimogeno durante le proteste di Gezi Park. Il procuratore sequestrato è Mehamet Selim, responsabile dell’inchiesta sulle responsabilità della morte del ragazzo. Gli autori del rapimento hanno diffuso su Internet la foto del magistrato con una pistola puntata contro il capo, dando un ultimatum alle autorità turche. I terroristi chiedevano una confessione pubblica da parte degli agenti sospettati di aver ferito Elvan, il loro rinvio a giudizio davanti ad un ’tribunale popolare’, e la scarcerazione di coloro che sono sotto processo per aver manifestato a favore del ragazzo. Il sequestro si è protratto per sette ore, tenendo la Turchia in uno stato di terrore. L’operazione della polizia turca per mettere fine al sequestro è scattata dopo il fallimento di un tentativo di negoziato con i rapinatori. Dopo l’entrata delle forze speciali, è stato visto uscire del fumo dall’edificio. Il blitz si è concluso in maniera tragica. Il magistrato, rimasto ferito durante l’operazione da tre proiettili alla testa e due al corpo, è poi deceduto in ospedale in seguito ad un intervento chirurgico. I due terroristi sono rimasti uccisi sul posto. Inutile è stato l’appello del padre del ragazzo ucciso a Gezi Park. Dopo la diffusione della notizia del sequestro aveva diffuso un tweet in cui chiedeva di liberare il magistrato. “Mio figlio è morto, non voglio altre morti, liberatelo!”. Nel frattempo, durante il corso della giornata le emittenti televisive turche hanno mantenuto il silenzio stampa ordinato dal governo, sospendendo le immagini sul sequestro. La decisione è stata presa dal premier Ahmet Davutoglu, in base ad una norma che gli consente di ordinare la censura per motivi di sicurezza nazionale.