UN BLITZ SVELA LE RAMIFICAZIONI E ‘GLI AFFARI’ DELLA ‘NDRANGHETA SUL TERRITORIO NAZIONALE. PREOCCUPA IL COSTANTE COINVOLGIMENTO DI POLITICI E FUNZIONARI PUBBLICI

La micidiale,  ed al tempo stesso inquietante, capacità di penetrazione tra i rappresentanti delle istituzioni da parte della ‘ndrangheta sta divenendo una costante ogni qualvolta gli inquirenti conducono un’operazione mirata alla lotta alla criminalità organizzata. Lo rivela anche quest’ultimo blitz condotto dal Tribunale di Reggio Calabria-Direzione Distrettuale Antimafia, ed eseguito dagli uomini della Polizia e della Dia, che ha avuto luogo in diverse regioni come Liguria, Calabria, Lazio, Piemonte e in altre Regioni del nord Italia. Il bilancio parla di 40 arresti e di numerose perquisizioni. Le misure, spiega attraverso un comunicato la procura, colpiscono “appartenenti ed affiliati alla’ndrangheta delle cosche reggine Raso – Gullace – Albanese e Parrello – Gagliostro, a vario titolo indagati per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società”. Il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di numerose società riconducibili alle consorterie mafiose, ha raggiunto la ragguardevole cifra di un patrimonio complessivamente stimabile in circa 40 milioni di euro. Come dicevamo, gli ‘amici’ politici sui i vari clan potevano contare. Tra gli indagati figura anche il deputato Giuseppe Galati, oggi esponente di Ala, al quale “viene contestata una vicenda relativa a un terreno per agevolare la composizione di alcune tematiche che riguardavano la sospensione dei lavori in un’area vincolata di Roma”, fa sapere la procura di Reggio Calabria. La stessa procura aveva avanzato una richiesta di misura cautelare ma il gip ha ritenuto che il quadro indiziario rappresentato non fosse grave, in particolare non era univoco il comportamento posto in essere né l’effettiva accettazione della promessa. Altro esponente politico caduto nella rete tesa dalla Dda, che ha avanzato una richiesta di arresto, il senatore Antonio Caridi, precedentemente indagato nell’inchiesta ‘Mamma Santissima’, eseguita dai carabinieri del Ros venerdì scorso. Il gip di Reggio Calabria ha tuttavia rigettato la richiesta perché ha sostenuto che l’accusa, sebbene riferibile a una cosca di ‘ndrangheta diversa, riguardasse la stessa contestazione per la quale è già stata ammessa nell’operazione Mamma Santissima. Sulla questione pende ancora la decisione della giunta per le autorizzazioni del Senato. Nel corso delle indagini, spiega una nota della Dia, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sono stati accertati stabili collegamenti con le famiglie di origine da parte di esponenti dell’organizzazione mafiosa in Liguria, attivi in settori strategici imprenditoriali quali l’edilizia ed il movimento terra anche attraverso l’acquisizione di sub-appalti per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria del “Terzo Valico”. Sono emersi, continua la nota, contatti con politici locali, regionali e nazionali, nonché con funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Provinciale Tributaria di Reggio Calabria, volti a condizionare il loro operato con reciproco vantaggio. E’ stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di numerose società riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in alcuni milioni di euro. Dunque ‘accertamenti’ davvero preoccupanti che rilanciano l’urgenza di prestare grande attenzione su esponenti politici, funzionari, e dipendenti statali, anche solo ‘sfiorati’ da compiti inerenti a concessioni ed appalti.

M.