Università super tassata, Italia maglia nera in Europa

    Italia maglia nera nel settore Università. Stavolta non parliamo della qualità degli studi o della preparazione dei docenti, bensì del fattore economico: ad oggi la nostra penisola risulta infatti come uno dei Paesi europei più cari sotto il profilo della tassazione universitaria e quello in cui è sempre più difficile ottenere una borsa di studio. I giovani italiani dunque, non solo faticano a trovare un impiego, ma sono costretti a fare sempre più sacrifici anche per studiare.
    A confermare che il Belpaese, in termini di sostegno alla università, è ancora molto distante dalle nazioni europee più avanzate è la Commissione europea che, attraverso il sito Eurydice, ha pubblicato l’annuale rapporto sulle tasse universitarie e sugli interventi per il diritto allo studio nei diversi Paesi europei. Nelle oltre cento pagine del report 2018/2019 vengono scandagliati tutti i sistemi universitari del Vecchio continente, con migliaia di dati e grafici che spiegano le differenze tra i vari sistemi formativi. Nei paesi scandinavi (Svezia, Finlandia e Norvegia), i giovani e le loro famiglie non sborsano un solo euro per frequentare gli atenei. In questi stessi paesi i giovani (30/34enni) laureati superano il 45% della popolazione della stessa fascia d’età. Ma non è solo la penisola scandinava a saper invogliare i propri giovani a proseguire gli studi dopo le superiori. Perché non si pagano tasse (superiori a 100 euro all’anno) anche in Danimarca, Germania, Grecia, Cipro, Malta, Polonia, Scozia e Turchia.

    In Italia, invece, la quota di giovani che pagano tasse superiori per la università a cento euro all’anno è pari all’87%. Sono pochissime le nazioni che superano il nostro a livello di pressione fiscale universitaria: in otto Paesi d’Europa paga le tasse meno di uno studente su due. Le organizzazioni studentesche italiane da tempo denunciano questa situazione, chiamando in causa i governi che si sono avvicendati negli anni. Ma con pochi risultati. Anche a livello di aiuti nei confronti dei più meritevoli e di chi appartiene alle fasce economiche più svantaggiate l’Italia non brilla: solo il 12% di matricole e studenti percepisce una borsa di studio.

    Per avere un’idea di ciò che accade negli altri Paesi, basta prendere in considerazione i partner europei più in diretta concorrenza economica con l’Italia. In quasi tutti i länder della locomotiva tedesca, la quota di studenti che percepisce una borsa di studio è pari al 22%. In Francia, la percentuale di ragazzi che paga le tasse sale al 68%, ma queste sono irrisorie: attorno ai 300 euro all’anno. E la quota di ragazzi che percepiscono una borsa di studio, in alcuni casi economicamente consistente, sale al 33%. In Spagna, paga le tasse il 70% degli universitari e percepiscono una borsa in 28 su cento.

    E anche a livello di importi gli studenti italiani sono tra i più tartassati, perché in media le famiglie sborsano 1.345 euro all’anno. Impossibile stabilire se l’elevata tassazione imposta nello stivale contribuisca a determinare il livello di laureati tra i 30/34enni: uno dei più bassi d’Europa. Il 26,5% dell’Italia rappresenta quasi la metà del corrispondente dato della Svezia (51,1% nel 2017) e della Norvegia. Con la Francia oltre il 44% e la Germania al 34%.