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USA 2020: la corsa alla Casa Bianca dei candidati democratici

Manca poco all’inizio delle primarie del partito democratico degli Stati Uniti d’America. Le votazioni si terranno in tutti gli Stati da febbraio a giugno. Come consuetudine apre le danze l’Iowa attraverso i tradizionali caucus; a seguire il New Hampshire, il Nevada e il South Carolina. Riflettori puntati sul super Tuesday, previsto il 3 marzo, in cui voteranno ben quattordici Stati. Spetterà ai cittadini del District of Columbia chiudere le votazioni il 16 giugno, ultimo appuntamento elettorale prima della Democratic National Convention, in cui i delegati eletti dai cittadini dei diversi Stati e i super delegati cooptati dal partito sceglieranno chi sfiderà il presidente repubblicano Donald Trump nella corsa per la Casa Bianca.

I candidati

Attualmente sono dodici le candidature alle primarie del partito democratico. Il numero più alto di sempre. Secondo i sondaggi il favorito è Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama. Poco dietro di lui ci sono il senatore del Vermont Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts. Ma attenzione alla sorpresa Pete Buttigieg, sindaco di South Bend in Indiana, il più giovane dei candidati. Gli altri concorrenti in corsa sono (in ordine di popolarità): Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, l’imprenditore Andrew Yang, Tulsi Gabbard, deputata delle Hawaii, Tom Steyer, hedge fund manager e Michael Bennet, senatore del Colorado.

Le tematiche delle primarie

Ad oggi ancora nessun candidato ha prevalso sugli altri. A meno di dieci giorni dal primo voto l’esito delle primarie è tutt’altro che scontato; dopo i caucus in Iowa la situazione si farà più chiara in quanto alcuni candidati non soddisfatti dai risultati potrebbero decidere di ritirarsi e offrire il proprio appoggio (endorsement all’americana) a quelli più blasonati.

Come ha segnalato il New York Times, il programma dei democratici si è spostato sempre più a sinistra. Alcune tematiche che prima erano considerate “radicali”, come l’aumento del salario minimo o una forma di nazionalizzazione del sistema sanitario, oggi sono appoggiate da gran parte dei candidati. Per il momento però i candidati non si distinguono tanto per cosa vogliono fare, ma per come intendono farlo.

Sanders e Warren sono considerati quelli più a sinistra, sostenitori del Medicare for all (un sistema sanitario garantito a tutti), ben più assistenzialista dell’Obamacare. Mentre i più moderati sono Biden, Buttigieg, Bloomberg e Klobuchar, caratterizzati da pragmatismo e dalla capacità di raccogliere voti da entrambi i partiti. La probabilità di essere eletti nelle elezioni presidenziali è una qualità da non sottovalutare nelle fila dei democratici, dato che il 57% di loro dice di volere un candidato capace di battere Trump (sondaggio CNN).

 

I sondaggi

L’ultimo dibattito si è tenuto a Des Moines, Iowa, il 15 gennaio. Hanno partecipato solo i sei candidati favoriti: Biden, Sanders, Warren, Buttigieg, Klobuchar e Steyer. I temi principali sono stati la situazione con l’Iran e il sistema sanitario nazionale. Nessun colpo di scena né un vero e proprio vincitore. Unica segnalazione della serata la mancata stretta di mano tra la Warren e Sanders a causa di presunte affermazioni del senatore riguardo all’impossibilità di vittoria di una candidata donna. Accuse prontamente smentite dal navigato “socialista”. In testa ai sondaggi nazionali resta Joe Biden con il 26%, ma secondo i sondaggi locali del Des Moines register/CNN Sanders e Buttigieg se la giocano in Iowa e New Hampshire. L’ex vicepresidente dovrà forse aspettare le primarie in Nevada e South Carolina per i primi successi, dove è dato favorito.

In calo invece il giovane prodigio Pete Buttigieg, veterano di guerra in Afghanistan. Il trentasettenne sindaco di South Bend era partito forte, dimostrando abilità oratoria e capacità di raccogliere fondi (fondamentale nella politica americana). Non sembra però avere riscontro nella comunità afroamericana degli Stati Uniti, parte fondamentale dell’elettorato democratico, ma non particolarmente progressista nei confronti dei diritti LGBT (Buttigieg è omossessuale).

Stabile al 16% Elizabeth Warren: 70 anni e una lunga carriera da avvocato e accademica alle spalle, è diventata senatrice nel 2013. Esperta di politiche di protezione del consumatore e sostenitrice della Nato, da molti è considerata una figura troppo divisiva all’interno del partito.

Qualche curiosità

Tom Steyer e Andrew Yang sono gli unici candidati non politici di professione. Joe Biden è stato il primo vicepresidente cattolico della storia degli Stati Uniti. L’unico che ha partecipato alle primarie del 2016 è Bernie Sanders. Il miliardario Michael Bloomberg ha deciso di non concorrere in Iowa in quanto si è candidato troppo tardi per vincere, scegliendo di puntare tutto sul super Tuesday del 3 marzo. Si segnala però che dal 2000 chi vince in Iowa, nonostante rappresenti uno Stato marginale a fini politici e numerici, vince le primarie.

Il quotidiano più famoso degli Stati Uniti, il New York Times, ha ufficialmente dato il proprio sostegno a Warren e Klobuchar. La prima volta che il giornale dà appoggio a due candidati contemporaneamente.

Mario Bonito