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Usa a ferro e fuoco: scontri violenti, indetto il coprifuoco. Non si placa la rabbia per la morte di Floyd

Negli Stati Uniti non si arresta la violentissima ondata di proteste seguita alla morte di Geofre Floyd, l’afroamericano morto a Minneapolis a  seguito di un durissimo fermo da parte della polizia. D’altronde, quando si assiste alle immagini di un agente che prono, attraverso il proprio peso, tiene un uomo immobilizzato spingendo col ginocchio sul suo collo, chiunque viene assalito da una reazione di rabbia e di sdegno. Se poi, in un paese devastato dalla disoccupazione e dalla fame, a tutto ciò andiamo anche ad aggiungere che si tratta dell’ennesima ‘vittima’ di colore, morta in seguito ad un intervento di poliziotti, inevitabilmente le classi sociali meno abbienti finiscono per insorgere.

Da giovedì oltre 1.400 arresti in 16 città del paese

‘Un’insurrezione’ che in pochi ore si è trasformata in distruzione e che, per ‘effetto domino’, ha finito per coinvolgere più o meno tutti gli Stati del paese.

Scorrendo i verbali e le cronache relativi alle attività delle forze dell’ordine in 16 città, attualmente sarebbero oltre 1.400 le persone arrestate dallo scorso giovedì (500 delle quali nella sola Los Angeles).

Indetto il coprifuoco in 25 città di 16 Stati

Tale è la gravità sociale sollevata dalle proteste, che in ben 16 Stati vi sono 25 città sottoposte al regime di coprifuoco. Nello specifico le città dove vige la ferrea ordinanza sono Minnapolis, Beverly Hills, Los Angeles, Denver, Miami, Atlanta, Chicago, Louisville, San Paolo, Rochester, Cincinnati, Cleveland, Colombo, Dayton, Toledo, Eugene, Portland, Filadelfia, Pittsburgh, Charleston, Columbia, Nashville, Salt Lake City, Seattle, Milwaukee e San Francisco.

Mobilitata addirittura la Guardia Nazionale, ora presente in almeno dodici Stati.

Indianapolis, la polizia spara: 1 morto e 3 feriti

A pagarne le conseguenze peggiori, nelle ultime ore è stata la città di Indianapolis, dove – ha riferito la Cnn – la polizia ha messo mano alle fondine: un ‘manifestante’ è stato ucciso, ed  altre tre sono rimaste ferite. Gli arresti sarebbero circa un centinaio ed i danni ingentissimi.

Florida: botte da orbi, roghi e centinaia di arresti

Stesse scene di violenze e saccheggi anche nella città di Jacksonville (Florida) dove, ‘vaghe notizie’ parlano di un uomo ferito al collo e ricoverato in ospedale. Anche qui botte da orbi, con gli agenti che avrebbero reagito ad un fitto lancio di pietre e mattoni da parte di alcuni ‘teppisti’ mischiatisi nel mezzo di una fiaccolata pacifica. Lo sceriffo locale, Mike Williams, ha parlato di molti arresti e di diversi accendi appiccati a danno di cose private, come auto ed attività commerciali.

California: il governatore chiama la Guardia Nazionale

Tra  primi a richiedere l’intervento della Guardia Nazionale della California, è stato London Breed, sindaco di San Francisco, il quale ha motivato la sua scelta affermando che “Stiamo prendendo questa decisione per assicurarci che tutti siano al sicuro”.

Nelle stesse ore Gavin Newsom, governatore della California, ha dichiarato lo Stato di emergenza per la contea di Los Angeles. Anche qui il Governatore ha autorizzato l’invio della Guardia Nazionale.

Tennessee: dato alla fiamme il tribunale di Nashville

Stato d’emergenza che riguarda anche Nashville (Tennessee). Lo ha invocato il sindaco John Cooper, dopo che dopo che, nel corso di ‘cortei spontanei’, alcuni manifestanti hanno arso lo stabile che ospita il tribunale cittadino.

Dal canto sul governatore dello Stato, Bill Lee, ha immediatamente autorizzato la mobilitazione della Guardia Nazionale, ha spiegato, “in risposta alle proteste che hanno assunto a Nashville un connotato violento e illegale”.

New York: qualche scontro ma per ora nulla di più

Per il momento a New York, dove pure si susseguono cortei e marce in quartieri come Harlem, Brooklyn, ed il Queens, al di là di occasionali scontri e lanci di lacrimogeni, la situazione sembrerebbe essere sotto controllo. Tuttavia qualcuno ha iniziato a preoccuparsi da quando i manifestanti hanno iniziato a ‘puntare’ anche verso le nelle vicinanze delle Trump Tower. Si temono infatti repentine escalation, visti i presupposti, che rischiano di trasformare le proteste in uno scontro sociale.

Joe Biden: “Protestare è giusto, ma distruggere no”

Pur essendo persona notoriamente equilibrata e sensibile, Joe Biden – candidato democratico alla Casa Bianca – avvicinato dalle principali emittenti televisive americane (soprattutto per sondarne il pensiero in vista delle Presidenziali), ha affermato che ”Protestare contro questa brutalità è giusto e necessario. E’ una riposta assolutamente americana. Ma bruciare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è – ha tenuto a rimarcare lo sfidante di Trump –  La violenza che distrugge e fa chiudere delle attività che servono alla comunità non lo è. Questi ultimi giorni – ha proseguito Biden – hanno messo a nudo il fatto che siamo una nazione furiosa per l’ingiustizia. Ogni persona di coscienza può capire la sciagura del trauma che possono vivere le persone di colore in questo paese, dalla mancanza di rispetto quotidiano all’estrema violenza come lo testimonia l’orrendo omicidio di George Floyd”.

Max