Usa, donna uccisa da ameba mangia-cervello

    Per evitare il caso dell’amebea mangia-cervello occorso ad una donna americana, leggere sempre le indicazioni del medico e non pensare da sè. Può sembrare inutile rammentarlo ma spesso sono molti che non seguono queste direttive,  come è avvenuto a Seattle dove  una donna di 69 anni di Seattle è morta a causa di un’infezione per un raro ameba mangia-cervello, generatosi per lavande nasali con acqua di rubinetto, invece di ricorre a quella sterilizzata, che è meglio indicato. Alla malcapitata, affetta da sinusite cronica e stroncata dall’amebea mangia-cervello, erano state indicate lavande nasali giornaliere. Utilizzando però l’acqua corrente è incorsa nell’infezione di balamuthia mandrillaris, un’ameba che nel giro di pochi giorni, al massimo mesi, provoca un danno letale al cervello. La notizia è rimbalzata su tutti i media, è tra i tag più cliccati su Google e ha generato una piccola psicosi. Del tutto imotivata. L’organismo è venuto fuori solo nel 1986 negli Usa ma sono stati testimoniati solo poco più di un paio di casi da quel momento. “Il patogeno è letale ma le infezioni sono molto rare. Per quanto riguarda noi in Italia il pericolo non esiste, l’influenza miete molte più vittime- chiarisce Govanni Maga, virologo dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia – il balamuthia è un protozoo teoricamente presente in tutte le zone temperate ma non è stato riportato nessun caso in Italia. È stato scoperto solo 30 anni fa, non se ne sa ancora molto, ma sappiamo che attacca spesso le scimmie e raramente gli umani”. Nel caso della vittima di Seattle i primi allarmi dell’infezione si sono manifestati sotto forma di un arrossamento vicino alla zona nasale, simile in tutti e per tutto ai sintomi di un’allergia. In un secondo momento, dopo un attacco di convulsioni che le aveva messo ko il braccio sinistro, la donna è stata soggetta ad una serie di controlli. Dalle analisi i medici hanno riscontrato una lesione insolita del cervello nella zona che controlla le articolazioni.