USA, RIVOLTE CONTRO IL RAZZISMO DELLA POLIZIA di Pietro Cataleta

    ferguson-81514

    Sono esplose numerose rivolte nella notte del 24 novembre a Ferguson, nel Missouri, in seguito alla sentenza di non colpevolezza del Grand Jury sul caso del diciottenne di colore, Michael Brown, ucciso da un poliziotto. Darren Wilson, il poliziotto processato, è stato assolto per mancanza di prove per il rinvio a giudizio, dopo l’annuncio del procuratore della contea sono iniziati gli scontri tra manifestanti e polizia. Ferguson non è stata l’unica città, ma l’inizio di una catena di rivolte che hanno raggiunto tutti gli angoli del paese, da Seattle a New York, e anche a Chicago, a Cleveland, a Los Angeles. Una rabbia esplosiva che ha investito tutti gli Usa che non sono nuovi a episodi del genere. Obama ha invitato tutti a mantenere la calma “viviamo nello stato di diritto, bisogna accettare la decisione dei giudici”, sempre sullo stesso argomento si è detto preoccupato della continua sfiducia nella polizia da parte della comunità afroamericana. Nel frattempo nella cittadina del Missouri, circa 21mila abitanti di cui più della metà afroamericani, il caos regna. Colpi di arma da fuoco sulle auto della polizia, incendi e lancio dei fumogeni, episodi che hanno portato la piccola cittadina a simbolo dei disagi razziali in tutto il paese nonostante la presidenza di Obama. La sentenza del Grand Jury non blocca però il dipartimento di Giustizia che continua l’inchiesta iniziata lo scorso settembre. Stando alle dichiarazioni di Wilson, che invoca la legittima difesa, il poliziotto è stato colpito due volte in faccia dal ragazzo, che ha ignorato i numerosi avvertimenti del poliziotto “gli ho detto di fermarsi più volte, non l’ha fatto, allora ho sparato non so quante volte, ma almeno un colpo lo ha preso nonostante questo non si fermava e ho sparato di nuovo”. Non sono state considerate credibili le ricostruzioni in cui il giovane, fermato dall’agente mentre stava camminando con un amico per strada, avrebbe avuto le mani alzate quando Wilson esplose i colpi fatali. I dimostranti accusano la polizia di “racial profiling”, ovvero di fermare le persone in base alla loro razza,e di uso eccessivo della forza, nonostante il ministro della Giustizia Eric Folder ha dischiarato che l’inchiesta continui secondo fonti del Washington Post è improbabile la procedura contro Wilson.