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Vaccini, Israele: “C’è un possibile legame fra vaccini a mRna e alcune  miocarditi nei giovani”

Una notizia che fa ‘ribollire il sangue’. Non tanto per i contenuti, pure ‘prevedibili’, quanto per il fatto che ad oggi non se ne era ancora avuta notizia. Eppure, come vedremo, si tratta di dati che circolano già dallo scorso aprile, e che l’Ema ha ‘ufficialmente’ recepito almeno già dagli inizi di maggio. Da noi invece si continua a ‘pressare’ affinché vengano ‘al più presto’ vaccinati i ragazzini della fascia 12-15 anni.

Pfizer e miocardie: per il ministero della Salute israeliano c’è un possibile collegamento

Le agenzie di stampa hanno infatti battuto ‘oggi’ una notizia lanciata dall’affidabilissimo ministero della Salute di Israele che (almeno fino ad oggi), tutti hanno preso d’esempio. Ebbene, quanto pare esiste un “possibile collegamento” tra il vaccino anti-covid di Pfizer-BioNTech, e alcune rare miocarditi segnalate in un campione di giovani immunizzati.

Pfizer e miocardie: un rischio ma non una certezza, in ogni caso si risolve in pochi giorni

Nello specifico, si legge nel documento (online sulla rivista ‘Science’), 1 su 3mila, ed uno su 6mila di ragazzi (maschi), nella fascia d’età compresa tra i 16 e 24 anni, che hanno ricevuto il vaccino, ha sviluppato una miocardite.

Dunque, secondo quanto affermato dai ricercatori, il vaccino in questione ‘sembrerebbe mettere i giovani a rischio elevato di sviluppare l’infiammazione del muscolo cardiaco“.

Tuttavia, è anche doveroso aggiungere che, fortunatamente, la maggior parte dei casi riscontrati è stata lieve, e risoltasi in poche settimane.

Pfizer e miocardie, il pediatra Usa: spero non induca i medici a non vaccinare i bambini

In tutto ciò certo non rasserena leggere quanto dichiarato in merito dal pediatra e bioeticista del Seattle Children’s Hospital, Douglas Diekema, i quale ha dichiarato: “Non riesco a immaginare che sarà qualcosa che possa indurre i medici a dire che non dovremmo vaccinare i bambini”.

Pfizer e miocardie: dopo Israele anche gli Stati Uniti ne hanno constatato la correlazione

Come dicevamo, dal canto loro, i sanitari israeliani avevano sollevato la questione già lo scorso aprile, alla luce degli oltre 60 casi censiti. In particolare, la casistica ha riguardato ‘giovani uomini che avevano ricevuto la loro seconda dose di vaccino pochi giorni prima’.

Contemporaneamente, dall’altra parte dell’Oceano, anche il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha segnalato 14 casi simile. A riprova di tale osservazione, l’attività segnalata dai vari Cdc (Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie), che hanno confermato i casi di miocardite.

Pfizer e miocardie, l’Ema: a maggio giunte 107 segnalazioni, la media 1 su 175mila

‘Tornando a noi’ invece, a maggio l’Ema (Agenzia europea per i medicinali), ha affermato di aver ricevuto 107 segnalazioni di miocardite, seguite all’inoculazione del vaccino Pfizer-BioNTech. Nello specifico con una media di una su 175mila dosi somministrate.

Diekema, che ha studiato il rapporto ‘rischio-beneficio’ (siamo sempre lì: la frase vincolante!), ha dichiarato che ‘se anche se reggesse un legame tra miocardite e vaccino, la condizione è solitamente lieve e richiede un trattamento solo con farmaci antinfiammatori, mentre l’infezione da Covid può causare malattie gravi ed effetti collaterali a lungo termine anche nei giovani, è il ragionamento’.

Pfizer e miocardie, secondo Israele un caso ogni 50mila rientra nella media nelle infezioni

Tuttavia, per vigilare con attenzione sul fenomeno, il ministero della Salute israeliano ha appositamente riunito  un gruppo di esperti,  guidato da Dror Mevorach (Hadassah University Medical Center) il quale, nello studio pubblicato da ‘Science’, rivela che con il suo team hanno identificato sì 110 casi di miocardite, ma a fronte di ben 5 milioni di persone che, nel mese prima della diagnosi, avevano ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech.

Dunque, stando ai numeri, si profilerebbe la media di un caso di miocardite ogni 50mila vaccinati. Una cifra che non ‘impensierisce’ i medici perché, se messo a confronto al tasso base della miocardite riscontrate nella popolazione generale, si tratta per lo più di una condizione ‘tipicamente innescata da infezioni virali o batteriche, incluso Covid’.

Pfizer e miocardie: il 90% dei casi riscontrati si è verificato a danno di giovani uomini

Piuttosto, se persiste un dato incontrovertibile, è che il tasso di miocardite post vaccinazione riscontrato fra i giovani uomini è risultato essere di gran lunga il più alto.

Infatti, il 90% dei casi censiti in Israele, è stato ad appannaggio dei maschi e, come spiega anche l’AndKromos/Salute: “sebbene la miocardite sia normalmente più comune tra i giovani, la percentuale tra i vaccinati era tra 5 e 25 volte il dato di base, segnala il rapporto. Due casi di miocardite fatale sono stati segnalati anche in Israele, ma il panel afferma che le indagini su tali decessi sono state inconcludenti”.

“Convinto che ci sia una relazione”, Mevorach ha affermato che “La nuova analisi è molto suggestiva, di una natura causale tra il vaccino e la miocardite. Sebbene questo rapporto sia suggestivo, richiede la convalida in altre popolazioni da parte di altri ricercatori prima di poter essere certi che il collegamento esista”.

Pfizer e miocardie: riscontrati casi anche con i vaccini Moderna, forse è il processo mRna

Ma non soltanto Pfizer, a quanto sembra negli Usa si starebbe indagando anche su casi di miocardite seguite all’inoculazione del vaccino Moderna. Tanto è che si suppone, che gli elevati livelli  di anticorpi generati dai vaccini a mRna, potrebbero causare nei giovani – in rari casi – una reazione eccessiva, capace per l’appunto di infiammare il cuore.

A questo punto si sta anche cercando di capire se, ritardando la seconda dose di vaccino, andrebbero a ridursi i potenziali rischi.

Altra ipotesi, l’eventuale riduzione della dose nei giovani.

In tutto ciò, come se non bastasse, ora i vaccini Pfizer e Moderna, sono sperimentati (a dosi più basse), nei bambini sotto i 12 anni. I risultati?  Nei prossimi mesi, fanno sapere le case farmaceutiche.

Max