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Vaccino 5-11 anni, Crisanti: “Evitiamo di dare un’arma ai no vax, aspettiamo più dati e faremo con sicurezza”

Con comprensibile ‘preoccupazione’ (soprattuto da parte dei genitori), da diversi giorni si fa un gran parlare rispetto alla vaccinazione della fascia d’età dei più piccoli: 5-11 anni.

Un’eventualità rispetto alla quale però, il direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti preferisce ‘frenare’: “Penso che un eccesso di prudenza non faccia male: aspettiamo un po’ più di dati e poi faremo con sicurezza la vaccinazione ai bimbi“.

Crisanti: “Per evitare di dare un’arma ai no vax, aspettiamo un po’ più di dati, poi faremo con sicurezza”

Come spiega infatti il noto virologo: “Ci sono i primi dati della Pfizer su 3000-3500 bambini negli Stati Uniti, non ci sono effetti collaterali. Per essere sicuro di non fare un autogol e per evitare di dare un’arma ai no vax, penso che un eccesso di prudenza non faccia male: aspettiamo un po’ più di dati e poi faremo con sicurezza la vaccinazione ai bimbi”.

Crisanti: “Dopo 6 mesi rimane la probabilità di ammalarsi in modo grave, cala dal 90% al 65%”

Poi, riguardo alla spaventosa recrudescenza di contagi in Europa, il direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova spiega che “La dinamica della quarta ondata dipende da due fattori: il numero di persone vaccinate e la durata del vaccino. La combinazione di questi 2 elementi determina quante persone sono protette. In Italia abbiamo fatto la maggior parte delle vaccinazioni tra aprile e fine luglio, usufruiamo di una protezione ancora molto elevata, visto che la protezione rimane elevata per 6 mesi”. Dunque, continua Crisanti, “La protezione contro l’infezione dopo 6 mesi scende dal 95% al 40%. La notizia positiva è che dopo 6 mesi rimane ancora elevata contro la sintomatologia e contro la probabilità di ammalarsi in modo grave, cala dal 90% al 65%”.

Crisanti: “I non vaccinati sono relativamente pochi, costringerli alla vaccinazione cambierebbe poco”

Quindi, rimarca l’esperto, ”Tra 2-3 mesi avremo la maggior parte delle persone vaccinate tra aprile e luglio ancora protette dal rischio di ospedalizzazione, ma potranno contagiarsi e trasmettere il virus. Bisogna concentrarsi sulle terze dosi, a questo punto. I non vaccinati sono relativamente pochi, costringersi alla vaccinazione cambierebbe poco. Lo sforzo per farli vaccinare sarebbe elevato, come il prezzo politico che si rischia di pagare. Non ne vale la pena“.

Crisanti: “C’è stata un po’ di esitazione da parte della politica e del Cts a incoraggiare da subito la terza dose”

Infine, osserva concludendo il direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, ”C’è stata un po’ di esitazione da parte della politica e del Cts a incoraggiare da subito la terza dose. E’ stato giustissimo somministrarla ai fragili, ma credo che si dovesse dire subito e spiegare che la protezione del vaccino sarebbe stata limitata a 6 mesi per quanto riguarda la trasmissione. Non c’è nulla di male se si fa la terza dose, molti protocolli vaccinali si basano su 3 dosi”.

Max