Home SPETTACOLI CINEMA Vanzina: “La commedia sta morendo, i giovani si allontanano”

Vanzina: “La commedia sta morendo, i giovani si allontanano”

La commedia all’italiana ha raccontato il nostro Paese molto meglio anche della letteratura. Abbiamo avuto grandi scrittori e sceneggiatori come Flaiano, Steno, Age, Scarpelli, Sonego, Scola. Se nelle scuole, invece di studiare sempre e solo Dante e Manzoni si studiasse un po’ di commedia all’italiana, i nostri ragazzi saprebbero meglio chi siamo e da dove veniamo. Negli ultimi quindici anni non abbiamo più una rappresentazione di questo Paese attraverso i giovani, che si sono molto allontanati dal cinema. Non solo sono diffidenti nell’andare in sala ma anche nel raccontare il cinema. Si sta creando un enorme vuoto generazionale che non riusciamo a riempire in nessun modo. Un cinema così diventa formalista, sparisce. Questa è davvero una cosa drammatica“.
E’ visibilmente preoccupato, e molto, Enrico Vanzina tracciando lo stato di salute della commedia e del cinema più in generale. L’occasione per dire la sua, giunge in occasione del ‘Terni Pop Film Fest – Festival del Cinema Popolare’.

‘Mio fratello ha avuto una vita meravigliosa’

Il noto autore-sceneggiatore capitolino, ricordando più volte l’opera svolta dal fratello Carlo – prematuramente scomparso – ha tenuto per l’occasione una masterclass intitolata ‘Viaggio nella storia del cinema popolare’.
Sempre a proposito dell’amato fratello, Enrico ha anche parlato del libro ‘Mio fratello Carlo‘: “Volevo scrivere la storia d’amore di due fratelli. Tra i vari aneddoti c’è un momento in cui eravamo in ufficio Carlo ed io. Lui stava male, lui lo sapeva ed anche io ovviamente, ma nonostante la malattia continuava a venire in ufficio come se niente fosse e con una forza incredibile. Un giorno c’è stato un lunghissimo silenzio. E’ venuto verso di me, mi ha sfiorato i capelli e mi ha detto ‘non ti preoccupare, ho avuto una vita meravigliosa’. E’ vero, ha avuto una vita meravigliosa. Abbiamo girato il mondo cercando di lavorare con tutti i più grandi attori italiani e non solo. Bisogna innamorarsi degli attori quando si fa cinema e bisogna innamorarsi anche delle donne. Carlo nutriva un fortissimo amore nei confronti delle donne”.

Da Steno a Flaiano: grandi osservatori della realtà

Nel corso della seguita ed applaudita masterclass, Vanzina ha inoltre raccontato la qualità ed il contributo che moltissimi registi ed autori hanno regalato al cinema italiano. Suo padre Steno è stato non a caso uno dei registi maggiormente legati alla commedia italiana, e che commedia: “La forza della commedia sta nell’osservazione e non solo – aggiunge Enrico – A parte mio padre erano tutti di sinistra ma nessuno moralista. Nostro padre ci ha insegnato ad osservare e ad ascoltare le ragioni dell’altro. E’ importante stare in mezzo alla gente per capire come mangiano, come parlano”. “Dino Risi – aggiunge poi Vanzina – è il regista che forse amo più di tutti. E’ così incredibilmente semplice. Pensiamo a ‘Il sorpasso’, in quel film c’è tutto, c’è il senso della vita. Risi riesce a darci un ritratto perfetto dell’Italia, anche attraverso l’uso delle canzoni del tempo, cosa che all’epoca era qualcosa di molto innovativo. ‘Una vita difficile’ è un film struggente. Un ritratto meraviglioso di come vorremmo cambiare il mondo, ma alla fine è il mondo a cambiare noi”.
Quindi, un ricordo, legato da un frase di Ennio Flaiano; “Scrivere serve a sconfiggere la morte, me lo disse Flaiano quando da ragazzo gli chiesi a cosa servisse scrivere. Mi piace pensare che un giorno una ragazza giovane di Terni o di qualunque altra città entrerà in libreria e toccherà questo libro. Così scoprirà Carlo ed io avrò sconfitto la morte”.
Infine carlo Vanzina, che nella vita è anche un produttore, confida che “Scrivere serve a sconfiggere la morte, me lo disse Flaiano quando da ragazzo gli chiesi a cosa servisse scrivere. Mi piace pensare che un giorno una ragazza giovane di Terni o di qualunque altra città entrerà in libreria e toccherà questo libro. Così scoprirà Carlo ed io avrò sconfitto la morte”.

‘I produttori, poveracci: fanno i film con i soldi degli altri’

Lui nonostante tutto continua a coltivare speranza per il futuro anche se, fa notare, “Ormai i produttori sono dei poveracci che fanno i film con i soldi degli altri. Anche per questo non abbiamo più il cinema popolare”.
Max