Vaticano, Marogna: “Pronta ad essere ascoltata dal Copasir, non opporrò segreti”

Nuovo colpo di scena nell’indagine vaticana che vede indagata Cecilia Marogna, la manager cagliaritana divenuta nota alle cronache come ‘dama del cardinale’ per il rapporto con l’ex sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu, che la incaricò di alcune attività di intelligence per conto della Santa Sede con tanto di lettera di presentazione, datata 17 novembre 2017, in cui attestava che Cecilia Marogna “presta servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato – Sezione Affari generali”.  

Marogna, a quanto apprende l’Adnkronos, ora si dice pronta ad essere audita dal Copasir, annunciando che non porrà più alcun segreto o veto in virtù delle funzioni svolte a favore della Segreteria di Stato Vaticana nei confronti di qualsivoglia autorità governativa intenda ascoltarla. La manager chiede inoltre all’autorità giudiziaria vaticana di procedere “senza indugio alcuno” a celebrare il processo o, al contrario, a dichiarare estinto il procedimento penale aperto nei suoi confronti dall’Ufficio del promotore di giustizia. 

In particolare, Marogna, accusata dai magistrati d’Oltretevere di aver speso 575mila euro in beni di lusso che nulla avrebbero avuto a che fare con il suo incarico, scrive all’ufficio del giudice istruttore del Tribunale vaticano attraverso il suo consulente, l’esperto di diritto internazionale Riccardo Sindoca, parte integrante del collegio difensivo che l’assiste. 

Nel documento, che l’Adnkronos ha potuto visionare, Marogna lamenta, “quale madre di una figlia minore (cui è venuto improvvisamente a mancare qualsivoglia sostentamento economico)”, di aver patito “ingenti danni patrimoniali e personali”, senza peraltro aver mai appreso “di alcuna formale e/o informale doglianza in ordine all’esecuzione delle funzioni e degli incarichi assegnati e sempre regolarmente svolti, con professionalità, e secondo le precipue direttive ricevute, ed esclusivamente impartite dalla Segreteria di Stato Vaticana”. 

Secondo il collegio difensivo della Marogna, “se celebrato nel rispetto delle dovute garanzie”, il processo sarebbe l’unico strumento valido per arrivare “ad una verità fattuale reale e non ‘romanzata’” di quanto accaduto, posto che “il perdurare, a tutt’oggi, della ingiusta pendenza giudiziaria” risulta “intollerabile” e “illecito” considerate anche “le dichiarazioni, pubblicamente rilasciate anche alla trasmissione di Rai 3 Report da parte di una Vostra ‘più che nota funzionaria’, Francesca Immacolata Chouqui,” che “sono state, per quanto emerso dai media, all’origine dell’intera incresciosa vicenda”. 

Il consulente fa anche cenno al fatto che la Marogna “sarà chiamata, se del caso, a dover comparire anche innanzi al Copasir nei prossimi giorni” e sottolinea il disagio di questa “incresciosa situazione” che impedisce alla Marogna “di ricercare possibili posizioni lavorative ulteriori”, sottolineando che “nessun emolumento le è stato più elargito, nonostante non le sia mai stata revocata ufficialmente da parte delle Segreteria di Stato alcuna carica, mansione o incarico né tanto meno liquidato alcun compenso di fine rapporto”. Infine la Marogna, “non volendo e non potendo patire ulteriori problemi e vicissitudini giudiziarie né essere coinvolta, proprio malgrado, in traversie politico istituzionali con il proprio Stato natio, preannuncia che non porrà più alcun segreto o veto nei confronti di qualsivoglia autorità governativa, in virtù delle funzioni svolte a favore della Segreteria di Stato Vaticana”.