Vertice Opec su riduzione prezzo del petrolio

    Ancora più di un dubbio sulla trattativa per un nuovo taglio alla produzione di greggio per via dell’Opec, l’associazione dei Paesi produttori di greggio. Ieri a Vienna si sono poste le basi per un accordo, ma il verdetto sui numeri inerenti la riduzione è stato rimandato ad oggi con i produttori non Opec (Russia in testa). A far crescere la confusione tra i paesi Opec ci ha pensato la dichiarazione del ministro dell’Energia saudita Khalid al-Falih, che si è dichiarato “non fiducioso” su un eventuale chiusura. Sul tavolo ci sono tagli tra 0,5 e 1,5 milioni di barili giornalieri, ma Khalid al-Falih ha giudicato “accettabile” anche un calo di 1 milione di barili. Nel 2016 si era trovata l’intesa, seppur con qualche riserva, per un abbassamento di 1,8 milioni di barili giornalieri. L’Opec ieri non avrebbe trovato una soluzione sulla ripartizione dei tagli dopo che l’Iran, già colpita dalle multe imposte dagli Usa, si è dichiarata fuori. L’obiettivo della riduzione alla produzione è far ricrescere i prezzi. Il Brent — il petrolio del Mare del Nord — è calato più del 30% dai circa 90 dollari di ottobre a causa delle nuove tasse statunitensi nei riguardi dell’Iran e all’incremento della produzione di shale oil americano. Ieri il Brent è giunto sulla soglia dei 58 dollari per poi mantenersi stabile sui 60 dollari al barile, mentre il Wti si è abbassato sino a 51,38 dollari. Negli istanti in cui a Vienna, a porte chiuse, aveva luogo il vertice dell’Opec, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump cinguettava su Twitter che il “mondo non vuole vedere o ha bisogno di prezzi del petrolio più alti”. Dichiarazioni che per il maggior fornitore di petrolio al mondo pesano e tracciano un percorso che sbatte con quello dell’Opec e con quello russo, Paesi che contrariamente agli Stati Uniti hanno giri d’affari che sono strettamente vincolati dal petrolio e dunque dal suo prezzo.Se oggi l’accordo si troverà molto dipenderà, dunque, dalla Russia. Se Mosca deciderà di imporre tagli, il cartello dei produttori potrebbe seguire a ruoto. Il ministro dell’energia Alexander Novak è tornato dalla capitale austriaca prima per vedersi con il presidente Vladimir Putin e tornare oggi con in mano con le cifre di quanto il Cremlino è disposto a diminuire.