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Vetralla, omicidio Matias: il padre confessa

Ucciso a 10 anni dal papà. E’ la storia di Matias, del terribile omicidio di Vetralla che, lo scorso 16 Novembre, aveva sconvolto non solo un’intera comunità, ma un intero paese. Ora, il padre, confessa.

«Ero ubriaco e lui gridava, così l’ho fatto smettere»: sono le parole drammatiche di Mirko Tomkow, il padre, che davanti al pubblico ministero avrebbe confessato l’omicidio raccontando perfino alcuni dettagli.

Vetralla, omicidio Matias: il padre confessa, ecco le sue parole

Il corpo di Matias era stato ritrovato dalla mamma, rinchiuso nel cassettone del letto matrimoniale e con il volto ricoperto da nastro adesivo. Tomkow, 45 anni, polacco, non poteva essere a casa perché c’era un divieto disposto dal giudice. «Sapevo che non potevo avvicinarmi, ma avevo bevuto tanto ed ero nervoso – avrebbe spiegato – in casa non c’era nessuno. Con un coltello della cucina ho aperto la porta della soffitta. Ho fumato, bevuto e aspettato. Ho sentito le ruote dello zaino di mio figlio e sono sceso».

Da lì, il dramma. «Appena mi ha visto ha urlato: “Vai via, non puoi stare qui”. Il telefono non smetteva di suonare: l’uomo, innervosito e ubriaco, avrebbe perso il controllo. “Per farlo smettere ho preso lo scotch e glielo ho avvolto. Non parlava più».

Le dichiarazioni di fronte al pubblico ministero

«Matias gridava – ha proseguito – perché io gli avevo rotto il telefono. Ero ubriaco e quelle urla mi davano fastidio. Prima gli ho messo una mano su naso e bocca per non farlo strillare, poi ho preso lo scotch sopra la caldaia. Quando era fermo sono andato ad aprire il cassettone e l’ho messo dentro. Non si muoveva più. A quel punto sono tornato in soffitta a fumare. Poi ho preso la benzina e l’ho sparsa per tutta la casa. Il coltello l’ho preso alla fine, ma non mi ricordo».

L’uomo non rammenta, stando a quanto emerge, di aver colpito il figlio con un coltello, ferendolo al mento, al collo e al cuore, né sembra ricordare perché ha sparso la benzina per tutta la casa.

«Non lo so se volevo bruciare tutto – ha dichiarato ancora – ero solo molto ubriaco. Sono stato molto arrabbiato quando il giudice mi ha allontanato dalla casa e dalla mia famiglia per maltrattamenti. Io non avevo mai fatto del male a mia moglie e al bambino. Non l’ho mai minacciata di darle fuoco o di ucciderla».

Particolari lucidi nel racconto di un momento di follia, al termine del quale l’uomo sarebbe ritornato su, in soffitta, a fumare, ubriaco. Matias però, non c’era già più: ma al suo ricordo, si aggiunge un’eco trasversale che, come lui allora, grida giustizia.