Via la scorta a Saviano, smentisce il Viminale: Nessuna decisione

    Che i rapporti tra il vicepremier leghista, Matteo Salvini, e lo scrittore Roberto Saviano non fossero floridi è notizia ben risaputa da molti. Le politiche sull’immigrazione del leader del Carroccio hanno da sempre creato un duro terreno di scontro con l’autore di Gomorra, di mentalità decisamente opposta. Quando si è dunque diffusa la notizia dal sito il24.it, secondo cui al ministero dell’Interno ci sia l’intenzione di togliere la scorta fissa che da dodici anni protegge Saviano, sostituendola con una vigilanza saltuaria, non si è creato poi tanto scalpore. C’era forse da aspettarselo? Una decisione che deriverebbe dalla necessità di rivedere la spesa pubblica chiesta dal ministro Tria, utile per sostenere la manovra finanziaria appena varata: si parla di un taglio complessivo di almeno 2 miliardi di euro. Si citano i due decreti legge (di cui non si conosce il testo) approvati dal Consiglio dei ministri a sostegno della manovra, e si dice che al Viminale sarà presto costituita una task force per la revisione dei costi di auto ed equipaggi di scorta.
    Fonti ufficiali del ministero hanno smentito questa ricostruzione (“Sulla scorta a Saviano non ci sono novità né decisioni di alcun tipo”), negando eventuali tagli al budget dell’Ufficio centrale interforze che, presso il Dipartimento di Pubblica sicurezza, si occupa della gestione delle scorte. Non risulta nemmeno che dalla Prefettura di Napoli, che ha il compito di valutare lo stato di pericolo in cui si trova Saviano, siano arrivate indicazioni in tal senso. Il rischio, però, rimane. Che Salvini, infatti, ritenga la squadra di carabinieri messa a protezione di Saviano un inutile e costoso orpello, non è un mistero. Ancora nel giugno scorso, durante la visita a un palazzo confiscato al clan dei Casamonica a Roma, dichiarava: “Saranno le istituzioni competenti a valutare se Saviano corra qualche rischio, perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani”. Un messaggio chiaro, che esplicitamente ha indicato il lato da cui Salvini vuole “aggredire” la questione. Quello dei costi. Su spinta del vicepremier, il dossier sulla riduzione delle scorte è arrivato da tempo sul tavolo della Presidenza del consiglio. In linea di principio è giusto eliminare gli sprechi, anche in questo campo: vanno assegnate ai soggetti che, per il ruolo istituzionale che ricoprono o per il lavoro che fanno, veramente mettono la propria incolumità personale in serio pericolo. Ma, contemporaneamente, devono essere aggiornati i criteri di valutazione, perché non ricapiti ciò che è successo al giuslavorista Marco Biagi. Lasciato senza protezione, nonostante le sue lettere di allarme, pochi mesi prima dell’attentato.