Web tax 2019, i dettagli della riforma

    Con il maxi-emendamento della manovra economica italiana, appoggiata dall’Assemblea di Palazzo Madama nella nottata del 22 dicembre e ora passata al giudizio della Camera dei Deputati, il Governo si sta adoperando per approvare la nuova web tax sui “servizi digitali” che prende il posto della precedente tassa sulle “transazioni digitali” della Legge di Bilancio 2018 dell’esecutivo Gentiloni (e mai in vigore per mancanza dei Decreti attuativi del MEF), nata con lo scopo di arginare l’azione delle grandi imprese del mondo digitale, ree di non sottostare alle consone normative di tassazione in Italia secondo i regolari criteri di imposizione che prevedono l’esistenza reale di un’impresa sul territorio. La nuova web tax sui servizi digitali riguarderà così gli attori esercenti attività d’impresa – e cioè i soggetti con residenza fiscale in Italia (per essere precisi, in loco tramite una organizzazione solida) e attori sprovvisti di qualunque presenza fisica sul territorio italiano – che, nel corso di quest’anno, hanno segnato entrate complessive (di qualunque natura e ovunque localizzati) ben oltre i 750 milioni di Euro (provvedimento, tra l’altro, modificato dalla proposta legislativa COM(2018)148 illustrata il 21 marzo passato dalla Commissione Europea) e, allo stesso tempo, abbiano ricavi provenienti da servizi digitali eseguiti in Italia sopra i 5,5 milioni di Euro (nei riguardi, quindi, della maggior parte degli utenti, siano essi imprese o privati). La web tax 2019 vuole quindi colpire i ricavi realizzati dalle grosse compagnie  della rete in merito alla specificità dei servizi offerti piuttosto che sulla modalità di transazione (digitale), come invece era presente nella Legge di Bilancio 2018 che si intrometteva nelle prestazioni di servizi operate attraverso mezzi elettronici rese verso utenti residenti in Italia. I servizi digitali colpiti dalla Legge di Bilancio 2019 sono dunque quelli provenienti: dall’inserimento di spazi pubblicitari su piattaforma digitale o device multimediali; dall’offerta agli utenti di una piattaforma digitale che li permetta di scambiare beni e servizi o, più facilmente, di interagire; dalla vendita di dati raccolti direttamente dagli utenti.