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Zangrillo rompe (di nuovo) gli schemi: “Ma quale emergenza? Ecco i ricoveri per Covid”

Ma l’emergenza dov’è? Mentre l’Italia vive costantemente nell’attesa dei bollettini giornalieri del Cts che sulla base di numeri assolutamente grossolani e decontestualizzati vara provvedimenti di salute pubblica degni di un’emergenza sanitaria che nella realtà non c’è, è ancora una volta Alberto Zangrillo a rompere gli schemi e a smarcarsi dalla narrazione apocalittica che molti medici e ricercatori stanno facendo del Covid: in un tweet che sta facendo discutete la rete, il primario di anestesia e rianimazione dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha evidenziato come soltanto il 2% degli accessi in Pronto Soccorso registrati nel suo ospedale siano legati a soggetti positivi al Covid.

Un dato che già stride rispetto al racconto che i media fanno di un paese di nuovo sull’orlo dell’emergenza mentre la campagna vaccinale prosegue in modo disordinato e il Governo amplia progressivamente gli ambiti di imposizione del “Green Pass” ma che diventa ancora più eclatante se quella percentuale viene tradotta in numeri reali, persone. Ebbene, quante sono le persone che si rivolgono al Pronto Soccorso di uno dei più importanti ospedali della Lombardia per problematiche correlate al Covid?

E’ il medico stesso a precisarlo condividendo sul suo profilo Twitter un grafico che mostra l’affluenza al San Raffaele nella settimana dal 14 al 21 agosto: dalla tabella si evince che su 950 persone giunte al Pronto Soccorso, soltanto 20 (il 2% appunto) sono risultate positive al coronavirus e, addirittura, quelli che hanno avuto bisogno del ricovero sono stati solo 5 su 950 (0,5%). Dati minimi e relativi, lo ricordiamo, ad una settimana di attività per il nosocomio milanese che, evidentemente, perderebbe buona parte del proprio prestigio se riferisse di andare in tilt di fronte a tali cifre.

La polemica con gli altri esperti

Non è la prima volta che Zangrillo, noto alle cronache anche per essere il medico personale di Silvio Berlusconi, va controcorrente e invita tutti ad abbassare i toni: medici, sedicenti esperti e giornalisti. Lo aveva già fatto durante la seconda ondata dell’epidemia, nell’autunno del 2020, quando il comparto sanitario a livello nazionale aveva dovuto fronteggiare un aumento dei ricoveri: polemizzando con uno dei virologi più noti dei salotti televisivi, il professor Roberto Burioni che insegna all’Università Vita – Salute proprio del San Raffaele ma non esercita in corsia, il primario di anestesia e rianimazione aveva smentito gli scenari apocalittici evocati dal divulgatore televisivo che poi era stato sconfessato anche dalla direzione sanitaria dell’Ospedale.

Ma lo aveva fatto anche qualche tempo prima, in estate, quando aveva dichiarato che dal suo punto di vista (cioè di medico che lavora in corsia) “il virus era clinicamente morto”, venendo seppellito da critiche e sberleffi. E ora, una nuova presa di posizione per un medico che ha più volte chiaramente precisato di non voler “negare” l’esistenza del Covid o la sua potenziale pericolosità ma di ritenere comunque sbagliato dipingerlo come la peste incurabile: e nel tweet che ora fa discutere la rete, l’esperto ha commentato i dati con una citazione del Vangelo di Luca rivolta ironicamente a tutti coloro che parlano di argomenti che non conoscono: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. Chissà a chi era rivolto…