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Zelensky come il Dalai Lama! E’ fra i candidati al premio Nobel per la Pace insieme agli oppositori di Putin

Nel nostro immaginario il concetto di pace è quanto di più lontano dalle armi. Basti pensare che 1906, la candidatura di Theodore Roosevelt venne sonoramente contestata perché, giustamente, ritenuto un ‘militarista. Poi, inevitabilmente, pur rispettando (più o meno), il principio secondo il quale il Nobel per la Pace è meritorio per quanti si rendono protagonisti della lotta all’oppressione politica, o della difesa dei diritti egualitari, sempre più spesso la ‘caratura’ del personaggio ha assunto anche un valore ‘politico’. Tuttavia, in tal contesto s’intendono illustri vincitori quali Martin Luther King, il Dalai Lama, o l’inarrivabile Madre Teresa di Calcutta.

Nobel per la Pace: la presenza del presidente Zelensky fra i candidati in realtà disorienta, e molto

Ecco perché sinceramente ‘disorienta’ scoprire che, fra i candidati al Premio Nobel per la Pace 2022, figura anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E’ giusto focalizzare l’attenzione sul terribile conflitto in Ucraina ma, come detto, non può bastare una strenua difesa ad oltranza (per altro affiancata da continue richieste di armi, e ‘patriottici’ inviti alla già stremata popolazione, affinché continui a battersi), a trasformare il numero di uno di Kiev in un ‘pacifista’. Premessa la ‘follia’ di Putin nel commettere un atto bellico senza precedenti, andrebbe comunque annoverata nel curriculum del presidente ucraino anche la ‘prima parte’ della sua esperienza politica quando, allo stesso modo, i suoi oppositori vennero ‘liquidati’ (non intendiamo uccisi), senza troppi complimenti.

Nobel per la Pace: per ‘contestualizzare la situazione’, ecco nella lista anche la Tikhanovskaya ed Alexei Navalny.

Così, sempre per contestualizzare la situazione, vista la connotazione squisitamente politica, ecco che nella lista dei candidati compaiono anche Svetlana Tikhanovskaya (leader dell’opposizione bielorussa) e, forse a più ragione, Alexei Navalny, storico oppositore di Putin, ora relegato in una sorta di ‘gulag siberiano’, dopo essere scampato a un terribile avvelenamento. Pronte anche le motivazioni che ne spiegano la presenza nella lista dei candidati: “Entrambi si sono distinti per le critiche all’invasione russa dell’Ucraina. Un premio Nobel ad entrambi sarebbe visto come una chiara protesta contro l’invasione russa e il sostegno che ha avuto dalla Bielorussia. E il premio rappresenterebbe un sostegno alle alternative democratiche e non violente a Lukashenko e Putin“.

Nobel per la Pace: in realtà le candidature sono state chiuse lo scorso 31 gennaio. Smith: “Una candidatura buona per i prossimi anni”

Ciò che stupisce ulteriormente, è che in realtà la presentazione delle candidature è terminata lo scorso 31 gennaio. Quando l’invasione russa (avventa il 24 febbraio), era forse per Putin soltanto un’ipotesi. Tuttavia, vista la drammatica escalation della guerra,  lo scorso marzo decine di esponenti politici hanno scritto al comitato norvegese dei Nobel affinché venisse inserito anche il presidente ucraino. In tal senso è molto più ‘sensato’ quanti affermato da Dan Smith, dell’Istituto internazionale di studi per la pace di Stoccolma, il quale ha giustamente fatto notare che, seppure ‘costretto a farlo’ (ed anche qui ci sarebbe da parlarne), si parla di un leader al momento ‘ancora in armi’: “La guerra continua e questo è un fatto“, spiega infatti Smith che, ‘fiutata l’aria’, ritiene che a suo avviso, “forse Zelensky potrà essere un possibile candidato nei prossimi anni, se riuscirà ad ottenere la pace per il suo Paese“.

Nobel per la Pace: qualcun suggerisce l’Aiea. Intanto Greta Thunberg rischia d venire snobbata anche quest’anno

Allo stesso modo, non rende giustizia al prestigioso riconoscimento, dovendo per forza ‘cavalcare’ il conflitto, nemmeno l’eventuale proposta di premiare l’Aiea (per altro già premiata nel 2005) che, sulla carta si sta adoperando per evitare un incidente nucleare ma, in realtà, sta soltanto svolgendo i suoi compiti, in virtù del suo ruolo. Piuttosto, guerra a parte, allora cosa dire di Greta Thunberg che, puntualmente – in virtù della sua lotta ‘planetaria’ – viene ogni anno proposta, e puntualmente ‘snobbata’: ora l’ambiente non va più di moda?

Nobel per la Pace: perché non sollevare l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Cina, o ad Hong Kong?

Per carità, ribadiamo, la guerra in Ucraina è una cosa orribile, e Putin va assolutamente fermato, ma non occorre un gesto ‘mediatico ‘ di tale portata per motivare un Nobel a Zelensky. Piuttosto, se proprio vogliamo farne una questione meramente politica, allora perché non sensibilizzare il mondo sulle violazioni dei diritti umani della Cina. Ricordiamo infatti l’eroica figura dell’economista uiguro Ilham Tohti, che sta letteralmente ‘marcendo’, in un carcere cinese, sotto il pesante giogo dell’ergastolo. E gli attivisti di Hong Kong? Ed i profughi dimenticati da tutti, da mesi ‘ingabbiati’ fra la Grecia e la Macedonia? Bisogna considerare che, complessivamente sono ben 342 le candidature presentate: si tratta di 251 persone e di 92 organizzazioni.

Nobel per la Pace: domani ad Oslo il vincitore, che intascherà anche un premio di oltre 917mila euro

Ad ogni modo domani, ad Oslo, conosceremo il nome del vincitore, che riceverà anche 10 milioni di corone (oltre 917mila euro), cifra che poi solitamente il vincitore devolve alla causa per la quale si è strenuamente  battuto. A tal proposito ricordiamo il giornalista russo Dmitry Muratov, che venne premiato lo scorso anno (insieme al ‘Maria Ressa’), scrisse la motivazione: “per la loro coraggiosa lotta per la libertà di espressione in Russia e nelle Filippine“. Puntuale, il giornalista mise in vendita la medaglia del Nobel, andando così ad alimentare i fondi destinati ai bambini rimasti feriti nella guerra in Ucraina…

Max