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‘Zero’, Netflix punta sugli autori italiani

“L’idea di ‘Zero’ nasce da una mia esigenza di mettere insieme diverse storie per raccontarne una. La storia di un ragazzo speciale, di un ragazzo nero, che grazie al suo superpotere riesce a vedere la realtà che si cela dietro all’apparenza delle cose, delle persone e delle relazioni. Il rap sarà uno dei protagonisti della storia perché il rap è la lingua della nostra epoca, è capace di raccontare mondi che la gente non vede, come la periferia milanese in cui è ambientata la serie, ed è la mia lingua”.

Stefano Dikele, autore geniale che con Menotti ha scritto ‘Lo chiamavano Jeeg Robot‘, racconta la sua nuova creatura, ‘Zero‘, appositamente pensata per Netflix. Una serie improntata su un giovane di origini africane (ma di seconda generazione) che, dotato di straordinari poteri, calca timidamente i nostri marciapiedi pronto ad intervenire per difenderci. L’ambientazione è quella della periferia milanese dove, tra rap, murales, brutta gente – ma anche bravissima – il ‘nostro’ supereroe avrà il suo bel da fare. Non a caso insieme a Dikele sono al lavoro un esercito di autori, per consegnare la sceneggiatura al regista, che provvederà a girare nel 2020.
Prodotto da Fabula Pictures, in collaborazione con Red Joint Film, ‘Zero’ è la testimonianza di come e quanto Netflix guarda agli autori italiani come a una geniale fucina di talenti.
Comme afferma in proposito il Director International Originals di Netflix, Felipe Tewes: “Il nostro obiettivo è trovare voci locali nuove ed inedite, e dare loro l’opportunità’ di raccontare le proprie storie ad un pubblico mondiale. Siamo entusiasti di collaborare con Antonio, Menotti e il pool di scrittori di ‘Zero’ per portare in vita la loro visione unica in quello che sarà il primo show di supereroi nella nostra offerta di contenuti originali italiani”.
Max