‘LA MAGISTRATURA INTERVIENE PERCHÉ LA POLITICA NON SA FARE IL SUO MESTIERE’, ANCHE IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CEI, MONSIGNOR GALATINO COMMENTA DURAMENTE L’ITALICUM

“Non è un Paese normale quello in cui sono i giudici a dettare i tempi e i modi ai politici. La magistratura interviene perché la politica non sa fare il suo mestiere”. Anche la Conferenza Episcopale italiana interviene a ‘gamba tesa’ sulla sentenza emessa ieri dalla Corte Costituzionale in merito all’Italicum. E lo fa attraverso le parole del suo segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, che spiega: “E’ sotto gli occhi di tutti che oggi in Italia le due ultime leggi elettorali sono il frutto di un pronunciamento dei giudici. Evidentemente, ciò significa che la politica non ha fatto bene il suo lavoro. Ma – osserva monsignor Galatino – non è normale che ogni decisione politica venga presa dopo che un altro organismo dello Stato dice se si è legittimati o no a fare qualsiasi cosa. La politica deve riflettere e interrogarsi su questo”. Il Segretario generale della Cei chiede quindi che “le elezioni non siano solo un’occasione di rivincita e di misurazione della forza dei partiti e, soprattutto, non siano un diversivo, per non affrontare i problemi concreti e reali del Paese. Noi non siamo parlamentari e non siamo al governo – tiene a sottolineare Galantino – quindi non sta a noi scegliere e decidere quando si fanno le elezioni: questo spetta ai politici. La politica, però, non salti subito dalla sedia per decidere quando votare: guai se il voto viene strumentalizzato per altri motivi. In qualsiasi momento si vada alle urne, le elezioni devono rappresentare un appuntamento importante per affrontare problemi reali del Paese. L’Italia non può prendersi il lusso di pensare che i problemi non esistono. Dunque, il mio auspicio è che le elezioni siano soprattutto un modo per rispondere concretamente ai bisogni reali della gente”. Il Segretario della Conferenza Episcopale colgie occasione per commentare anche le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trumpa proposito, a suo dire, dell’efficacia dell’uso della tortura in funzione della lotta ai terroristi. “Il terrorismo non si vince con altro terrorismo perché questo farebbe la tortura: terrorismo. Davanti alla richiesta di dare un giudizio morale sul ricorso alla tortura – denuncia Galatino –  mi sembrerebbe banale qualsiasi risposta, ma che la tortura possa annullare l’incidenza del terrorismo mi pare davvero molto discutibile. E poi con quale criterio stabiliamo che una persona è sicuramente un terrorista per poi arrivare a torturarla? Al di là della condanna di ogni forma di tortura, serve una politica integrata da parte di tutti i soggetti che sono interessati al fenomeno ma – ripete – non è certo con la tortura che si risolve il problema del terrorismo”.

M.