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151.231 italiani in terapia intensiva entro giugno: questo avrebbe comportato la riapertura totale

Valutando gli eventuali contraccolpi legati ad una completa uscita dal lockdown, in breve tempo ci troveremmo di fronte duna situazione a dir poco ‘apocalittica’. Così, attraverso un corposo report che pubblichiamo a parte, gli esperti e tecnici del Comitato scientifico hanno ‘avvertito’ il premier su cosa avrebbe potuto significare un’eventuale apertura totale, con aziende, fabbriche, negozi e tutto quello che concorreva prima a dare un’occupazione, nuovamente in funzione.

Una stima, articolata da precisi grafici e dati, che non lascia scampi, davanti alla quale il premier non ha potuto far altro che prenderne atto, decidendo di ‘gradualizzare’ ancora di più l’allentamento. Quindi una prima apertura, contenuta, con la tranche del 4 maggio e, 14 giorni dopo (il tempo di registrare le reazioni attraverso i nuovi contagi), l’eventuale seguito. 

Ecco cosa avrebbe provocato l’apertura totale

Ma vediamoli insieme i dati stimati se il premier avrebbe riaperto tutto insieme, piuttosto che scegliere il più saggio ‘step by step’ poi adottato.

Entro giugno avremmo avuto le terapie intensive (attualmente costituito da 9mila posti), occupate da ben 151.231 pazienti e, continuando, addirittura 430.866 entro fine anno.

Il valore del Ro schizzerebbe in pochi giorni al 2,25

Questo in virtù del parametro R0, che misura il tasso di diffusione dei contagi, che sarebbe subito schizzato ad un valore di 2,25, che equivale ad una contagiosità agghiacciante: una persona contagiata da Covid-19 ne avrebbe a sua volta contagiate più di due.

Decisiva, in peggio, l’eventuale apertura delle scuole

Lo studio poi spiega che, ad amplificare notevolmente tale situazione, avrebbe notevolmente influito l’eventuale apertura – oltre che dei bar, ristoranti, ecc. – delle scuole. Basti infatti pensare che, soltanto aprendo tutto ma non le scuole, entro giugno, a finire in terapia intensiva sarebbero state 109.970 mentre, a fine anno, 397.472 italiani. Numeri sì diminuiti di un terzo, ma in ogni caso insostenibili per il nostro sistema sanitario nazionale.

Di qui il dietrofront del premier, e la scelta di gradualizzare. Ma non è detto., Aspettiamo il 14 maggio per capire veramente la situazione…

Max