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Elezioni Usa 2020, Trump: “Il voto finirà alla Corte Suprema, servono nove giudici”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è detto convinto che sarà compito della Corte Suprema stabilire l’esito delle presidenziali del 3 novembre. Le elezioni “finiranno alla Corte Suprema” ha detto il tycoon ai giornalisti. Trump sta spingendo per nominare prima del voto il successore di Ruth Bader Ginsburg, la giudice “pop” e idolo progressista della Corte morta nei giorni scorsi, perché “è molto importante che ci siano nove giudici”. “Sabato alle 17 – ha aggiunto –  presenterò il nome della persona che avrò scelto per questa importantissima posizione. Penso che il sistema funzionerà molto velocemente”.

Amy Coney Barrett, chi è la probabile candidata

Data l’importanza della nomina, Trump potrebbe già avere in mente un nome per sostituire la Ginsburg: Amy Coney Barret, 48 anni, conservatrice e antiabortista, già giudice di Corte d’Appello del settimo circuito di Chicago. Un nome in lizza già nel 2018, quando alla fine la spuntò Brett Kavanaugh.

La composizione della Corte Suprema

La Corte Suprema Usa è composta da nove membri (otto dopo la scomparsa di Ginsburg), nominati a vita. Quando un seggio diventa vacante, il presidente degli Stati Uniti provvede alla nomina del giudice con il consenso del Senato. I giudici della Corte attualmente sono: John Roberts (il presidente), Clarence Thomas, Stephen Breyer, Samuel Alito, Sonia Sotomayor, Elena Kagan, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh. Cinque sono conservatori, tre progressisti. Con la Ginsburg il divario si riduceva e in passato è capitato che il presidente Roberts, sopratutto su temi etici e sociali, abbia votato ‘contro’ Trump. Per questo motivo il presidente vuole blindare la maggioranza alla Corte con la nomina di un altro giudice conservatore prima delle elezioni.

Corte Suprema ed elezioni, il precedente

Con la crisi sociale, economica e sanitaria nel Paese e i sondaggi che segnalano un serrato testa a testa fra i due candidati (Trump e il rivale democratico Joe Biden), il presidente sa che la disputa potrebbe finire sul banco degli Corte Suprema. Già nel 2000 i giudici confermarono la vittoria di George W. Bush contro Al Gore in Florida, stato fondamentale per accedere alla Casa Bianca, per una manciata di voti.

I numeri al Senato

Per procedere con la nomina del nuovo giudice della Corte Suprema, Trump dunque abbisogna del consenso del Senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza (53 a 47). Dopo le prime defezioni di alcuni esponenti del Grand Old Party (Lisa Murkowski e Susan Collins), non disposti a sostenere la scelta di un successore della Ginsburg prima delle elezioni, Mitt Romney, il repubblicano più contrario al presidente, ha deciso che si allineerà alla sua volontà. Blindata dunque la maggioranza alla Camera Alta (51 a 49). La palla passerà agli elettori, di certo ‘distratti’, in un momento così delicato, da problemi successori in seno alla Suprema Corta.

Mario Bonito