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Eutanasia legale, i promotori: “Raccolte 500.000 firme per il referendum”

Il comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale ha annunciato di aver raggiunto quota 500.000 firme, necessarie affinché la Corte di Cassazione possa indirlo. Lo scorso 22 luglio la Camera ha dato il via libera alla raccolta firme online per i referendum. Uno strumento che ha permesso ai promotori del referendum sull’eutanasia legale di raggiungere il traguardo del mezzo milione di firme.

L’obiettivo ora è quello di toccare quota 750.000 firme, “in modo da mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli”. Il primo obiettivo è stato intanto raggiunto, come ha fatto sapere i promotori dell’iniziativa.

“Siamo felici di poter comunicare — spiega una nota — che ad oggi sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, stando alle cifre comunicate al Comitato promotore da parte dei gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono oltre 70.000 firme raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme raccolte nei Comuni”.

Spiega il comitato promotore: “Di fronte agli annunci di iniziative parlamentari e al proseguirsi della violazione dei diritti dei malati, già sanciti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato-Antoniani vogliamo precisare che il referendum è uno strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante, non è -né dal punto di vista legale né da quello politico- uno «stimolo» al Parlamento affinché legiferi, né tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge. Continueremo infatti ad agire al fianco di persone malate che, come nel caso di «Mario», si vedono conculcata con la violenza la propria libertà di decidere sul fine vita”.

E ancora: “Tecnicamente il quesito lascia intatte le tutele per le persone vulnerabili, i minori di 18 anni, le persone che non sono in grado di intendere e volere, quelle il cui consenso è stato estorto, e potrà introdurre nel nostro Paese il diritto all’aiuto medico alla morte volontaria. In questo modo si possono abbattere le discriminazioni oggi esistenti, consentendo la possibilità di scegliere un fine vita consapevole, controllato e sereno, anche alle persone malate che necessitano di un aiuto esterno per porre fine alle proprie sofferenze”, conclude la nota dei promotori.