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Golpe in Myanmar, Onu: la Cina blocca la condanna del consiglio di sicurezza

Braccio di ferro Cina-Onu. Ieri, martedì 2 febbraio, Pechino ha bloccato una risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannava il colpo di Stato in Myanmar. Lo ha riportato la Bcc, secondo cui l’Onu non ha trovato l’accordo su una dichiarazione congiunta a causa del veto della Cina. Già tre anni fa, nel 2017, Pechino aveva bloccato le iniziative del consiglio sulla questione Rohingya, minoranza mussulmana perseguitata in Birmania.

Nel frattempo la “signora” Aung San Suu Kyi, leader de facto del Paese dal 2015, arrestata dai militari il primo febbraio, rischia due anni di carcere per “possesso” illegale di walkie-talkie. Un tribunale locale ne ha ordinato “la detenzione provvisoria, per un periodo di 15 giorni, con l’accusa di aver violato una legge sull’import-export”.

In un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri del G7 hanno detto di essere “profondamente preoccupati” dal golpe. “Chiediamo ai militari – recita la nota – di porre immediatamente fine allo stato di emergenza, ristabilire il potere del governo democraticamente eletto, liberare tutti coloro che sono stati giustamente detenuti e rispettare i diritti umani e lo stato di diritto”.