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Gregoretti, Salvini: “Gli avversari si battono alle urne non in un tribunale”

Le dichiarazioni di Toninelli, Bonafede e Di Maio erano del giorno dello sbarco. Quindi o c’erano e non erano d’accordo o c’erano e non hanno capito. E sarebbe anche più grave. Sono stufo di impegnare l’Aula su una questione che a me pare così tanto lampante: chiariamola una volta per tutte davanti un giudice. Volete una cavia: eccola. Gli avversari in democrazia si battono alle urne non in un’aula di tribunale. Rivendico con orgoglio di aver mantenuto una promessa elettorale. Si sapeva che col voto alla Lega avremmo fatto di tutto per evitare gli sbarchi degli immigrati clandestini, e lo abbiamo fatto insieme agli amici dei 5Stelle per più di un anno. Io sono convinto che l’archiviazione sarà la fine di questa vicenda e che coloro che oggi voteranno pensando di vincere, saranno sconfitti dalla verità e dalla realtà storica, è una forzatura alla verità storica. Io ho riletto il dispositivo del Tribunale di Catania in cui la Procura chiede l’archiviazione. Comunque, vada come vada, i numeri sono chiari ed evidenti. C’è una maggioranza Pd-Iv-M5s che ritiene che io debba essere processato. Fino a pochi istanti fa i parlamentari della Lega mi hanno chiesto di ripensarci ma non cambiamo, andiamo dritti, non abbiamo nulla di cui aver paura. Andiamo a testa alta e mettiamo la parola fine a questa aggressione politica, non da parte della magistratura, sia chiaro“.

“Chi ha la coscienza sporca oggi non è qui”

Eccolo Matteo Salvini nell’aula del senato, a riferire sul caso della nave Gregoretti, quando rivestiva il ruolo di ministro dell’Interno, e per il quale è stato chiesto il processo con l’imputazione di sequestro di persona.
Permettetemi di dire che se in quest’aula oggi qualcuno che scappa non è fra i nostri banchi ma tra i banchi del governo“. La presidente della Camera risponde quindi che “non era prevista la presenza del governo”, ma il leader del Carroccio rimarca che “Questa è l’immagine di oggi. Penso che questa immagine dica tutto tra chi ha la coscienza sporca e chi no”.
Quanto poi alla vicenda del presunto sequestro di persona, Salvini ha tenuto a sottolineare che “se avessi dovuto ragionare per convenienza personale non avrei preso la decisione che ho preso. Si parla di un processo, non di una passeggiata. I miei due figli hanno diritto di ritenere che il loro papà fosse spesso lontano da casa non perché sequestratore, ma perché difendere i confini e la sicurezza del suo Paese era un suo dovere. Se avessi rubato, corrotto qualcuno, spacciato, scippato, stuprato, avrei paura, non ho paura, il ministro l’ho fatto nell’interesse del mio Paese”.
Ad ogni modo, ha poi concluso il leghista, “a quel processo non andrò a difendermi, ma a rivendicare con fierezza il mio operato, di concerto con i colleghi di governo. Ritengo di aver difeso la mia Patria, non chiedo un premio, se ci deve essere un processo che ci sia“.
Max