Basta alibi per non fare riforme, per il presidente la priorità è e resta il lavoro fattivo del Governo e delle Camere, delle quali istituzioni non ha intenzione condizionare loperato a causa della sua decisione. Nessuna data prefissata per la sua uscita, nessun bimestre bianco, sebbene il periodo di permanenza sia breve , Napolitano vuole portare a termine il suo incarico, per supportare il lavoro delle istituzioni dello Stato in un periodo così delicato e per concludere questo semestre Ue, al fine di non danneggiare o bloccare il lavoro del Governo. C’è quindi un tempo sufficiente per fare.
Nelle ultime ore però, si sta presentando un vero e proprio scontro, basato poi proprio sui numeri, precisamente su una manciata di giorni secondo i calcoli fatti in Parlamento. La battaglia si sta concentrando nel rapporto diretto ed indiretto tra riforma della legge elettorale ed elezione del nuovo capo dello Stato. Ed è così che il Colle vuole tirarsi fuori da questo gioco, ricordando a tutti quanto le eccezionali dimissioni di un presidente non siano calendarizzabili dall’esterno. Sono un atto di autonomia assoluta, al punto che non devono neanche essere controfirmate dal presidente del Consiglio così il Colle definisce le dimissioni del Capo dello Stato.
Il Quirinale, dopo un periodo di silenzio nel quale ha deciso di non esprimersi, interviene mediante una nota ufficiosa molto chiara, nella quale riassume la vicenda in tre concetti, Il primo è che Napolitano non si dimetterà a dicembre; il secondo è che a gennaio valuterà tempi e modi delle sue dimissioni; il terzo, forse il più importante politicamente, precisa che questa sua privatissima decisione non deve interferire sull’attività del Governo e del Parlamento. Si vada avanti, quindi. Su tutto quello che c’è in cantiere e non si strumentalizzi una decisione che da tempo tutti conoscevano.