Tsunami in Indonesia: nella notte altre due scosse. Paese in ginocchio

L’Indonesia, ma più in generale il sud-est asiatico, si trova ancora una volta a fare i conti con una nuova catastrofe naturale, dopo lo tsunami che colpì la stessa regione nel 2004. Due nuove scosse tettoniche si sono succedute al largo delle coste dell’isola di Sumba, nell’arcipelago delle Sulawesi. Una superficiale, ma di magnitudo 5.9 ha colpito una località abitata da 75mila persone. La seconda scossa è stata registrata dopo un quarto d’ora, scossa di magnitudo 6, ma questa volta l’epicentro si trovava a 30 km sotto la superficie terrestre. Di conseguenza il terribile tsunami che si è generato ha portato alla morte 844 abitanti. Il dato è stato confermato dal portavoce della protezione civile dell’Indonesia, Nugroho, precisando che il numero di 1.203 morti fatto trapelare dai media nelle ore immediatamente successive alle scosse è inesatto ed è stato calcolato su un’eventuale previsione ancor più catastrofica di quella attuale. “I dati che abbiamo si riferiscono a vittime che sono state identificate. I dispersi sono almeno 90, mentre le persone rimaste senza casa sono circa 48mila”, ha dichiarato il portavoce. Il governo indonesiano da solo non può sostenere l’emergenza, diventata problematica anche dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico. Testimoni raccontano di lancio di lacrimogeni, da parte dell’esercito, sulla folla che, in preda alla disperazione, ha perso d’assalto negozi e supermercati. Infatti gli aiuti dal governo centrale di Jakarta faticano a giungere, a causa delle cattive condizioni stradali. Oramai acqua, corrente elettrica e tutti i beni di prima necessità sull’isola scarseggiano o vengono forniti con irregolarità. “Il presidente Joko Widodo ci ha autorizzato ad accettare gli aiuti internazionali per rispondere urgentemente al disastro”, ha detto Thomas Lembong, ceo dell’Investment Coordinating Board, l’agenzia indonesiana impegnata nella gestione degli investimenti. Molto probabilmente i primi aiuti verranno dagli Stati Uniti che si sono dichiarati “pronti ad assistere” Jakarta nel dare soccorso ai sopravvissuti. La maggioranza delle vittime, finora si sono registrate nella città di Palu, che ha 300mila abitanti, completamente devastata dal terremoto e dal successivo tsunami. Centinaia di corpi sono stati trovati già ieri sulle spiagge e le autorità temono che ve ne siano ancora altri in mare. Per i corpi identificati si procederà con la sepoltura di massa per ragioni sanitarie dato che in città non c’è elettricità, acqua potabile e forniture di carburanti. Lo tsunami ha anche favorito involontariamente la fuga di 769 detenuti, fuggiti da due diverse carceri sull’isola di Sulawesi. Il sisma ha danneggiato i penitenziari nelle aree di Palu e Donggala, favorendo la fuga di massa. Le guardie presenti nelle strutture non hanno potuto ostacolare le maxi-evasioni.Il ministro della Sicurezza, Wiranto, ha reso noto che le autorità hanno diramato “un ultimatum: hanno una settimana per consegnarsi”, ha detto riferendosi ai detenuti. Il ministro ha ammesso che, al momento, la caccia agli evasi non rappresenta una priorità nel paese alle prese con le drammatiche conseguenze del terremoto e del successivo tsunami.