Censis, delusi e depressi gli italiani vogliono un ‘uomo forte al potere’

Se, intervistati nell’ambito di un sondaggio che ora andremo a raccontare, il 48% degli italiani avvicinati, ha affermato che oggi in Italia ci vorrebbe un “uomo forte al potere”, anche questo spiega in parte l’ineluttabile avanzata del cosiddetto ‘sovranismo’. Del resto non si scappa, rivela – e conferma – il sondaggio: oggi la politica non interessa più nessuno. E’ forse l’argomento maggiormente ‘evitato’ dai più (ne è convinto l’89% dei disoccupati), con il 76% dei nostri conterranei che proprio non nutre la minima fiducia nei partiti. Un’amarezza generalizzata che, di riflesso, colpisce soprattutto la parte bassa della scala sociale che, come dicevamo, finisce per generare tensioni politiche le quali, con dovuta proporzione s’intende, credevamo ormai abbondantemente metabolizzate molti addietro quando, nel nutrire speranze risolutive attraverso la politica di un ‘conduttore forte e deciso’, abbiamo finito per legittimare l’aberrante suicidio delle nostre stesse coscienze.

Ansia e diffidenza sono ormai una costante

Come ben spiega ancora il Censis cresce l’ansia rispetto al rischio, evidente, di scadere nell’indigenza. Così ecco che quasi il 70% degli italiani accarezza la certezza che mai nulla migliorerà in termini economico-sociale. Basti pensare che i ‘fondamentali’ sui poggiava la sicurezza familiare, il mattone e i bot, sono pressoché svaniti lasciando il posto alla ‘rassegnazione’.
Dunque aumenta lo stress, diffondendosi su più questioni, come quelle familiari, occupazionali o, visto l’effetto psicosomatico che ne deriva, riflettendosi anche sulla salute. Non a caso, guarda caso, l’uso di antidepressivi ed ansiolitici in appena 3 anni è aumentato del 23%, coinvolgendo quasi 4,5 milioni di italiani. Ormai impera la diffidenza e questo, oltre che a complicare i rapporti (il 75% non si fida più dell’altro), spesso scaturisce in reazioni o condotte violente. Ecco perché ben il 76% degli italiani ritiene di vivere in un Paese governato dall’ansia.

La chimera dell’occupazione e la realtà dello sfruttamento

Dicevamo, fonte principale del malcontento è la situazione lavorativa: c’è sempre meno lavoro. Quando c’è è malpagato e, nella maggior parte dei casi è a tempo determinato. In tale situazione ecco perché è controproducente per la ‘psiche collettiva’ parlare di crescita dell’occupazione, o snocciolare dati positivi rispetto al mercato del lavoro, quando poi in realtà, nella maggior parte dei casi, tali incrementi sono assolutamente ‘transitori’, legati appunto a contratti od impieghi ‘temporali’. Un capitolo a parte andrebbe speso per le cosiddette cooperative, notoriamente messe sù per eludere le tasse, sottopagare i dipendenti e, se va bene, godere anche di finanziamenti, ma sorvoliamo. Per non parlare poi del vero e proprio ‘sfruttamento giovanile’ dove, tra prove, tirocini, e contratti ad ore, dovremmo sentir continuamente scattare il tintinnio delle manette nei confronti dei datori di lavoro. Tanto è che ad analizzare con precisione certosina, se contate, rispetto al 2007, le ore lavorate sono addirittura 2,3 miliardi in meno!

I politici sempre in tv, declassati a ‘macchiette’

Dunque, evidenzia ancora il Rapporto, dopo i fallimenti di certi sistemi – come il welfare – e la distanza con la quale i politici trascurano i propri cittadini-elettori, la sfiducia ha preso il sopravvento.
Nel rapporto si legge infatti che il 90% degli italiani non vorrebbe più vedere i politici in tv, e quanto accade la visione è uguale a quella prestata ad uno show o a una fiction: l’evento viene metabolizzato come una farsa. A conforto di tanta disistima da parte degli italiani nella politica, il forte astensionismo, e la scelta, per l’appunto, di un ‘uomo forte’ e risolutivo.
Ricapitolando, c’è quindi poco di che meravigliarsi se quasi la metà degli italiani, politicamente parlando, anela ad una figura politica di potere, forte e decisa, intenzionata a ‘risolvere’ le questioni senza troppi ‘inciuci’ o, peggio, falsi sentimentalismi…
Max