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Elezioni Usa 2020, Joe Biden a un passo dalla Casa Bianca. Trump: “Riconteremo i voti”

Joe Biden è a un passo dalla Casa Bianca. Nelle elezioni più lunghe della storia degli Stati Uniti, il candidato democratico ha conquistato di pochissimo Wisconsin e Michigan e si sta avvicinando alla soglia dei 270 grandi elettori (su 538), il ‘minimo sindacale’ per diventare presidente. Per ora ne ha conquistati 253, più 11 dell’Arizona, dove lo spoglio dei voti non è ancora terminato, ma da Associated Press e Fox News (filorepubblicana) è stato già dato vincente. Eppure Biden, grazie anche alla grande partecipazione popolare, è stato il candidato più votato di sempre con oltre 70 milioni di elettori. Segue di poco Donald Trump con 67 milioni e 700 mila voti, quattro milioni in più di quattro anni fa. Il sistema politico americano però, con il collegio elettorale e i suoi grandi elettori, è complesso e si gioca negli Stati chiave.

Swing states

Swing states, Stati in bilico. Come sono andati (o come stanno andando) i candidati in queste zone del Paese?

Florida e Ohio: se li è aggiudicati Trump martedì sera. Hanno dato l’illusione di una grande vittoria per Trump (in Florida Biden era favorito nei sondaggi), preoccupando non poco i quadri del partito democratico.

Arizona: anche se non tutte le schede sono state conteggiate, i media americani hanno assegnato l’Arizona a Biden. Con i suoi 11 grandi elettori, avrà un peso notevole nel voto (se non fondamentale) nella sua vittoria. Nel 2016 fu conquistato da Trump.

Wisconsin e Michigan: 26 grandi elettori in due. Nella turbolenta nottata di martedì sembrava dovesse vincere Trump, poi sono arrivati i voti per posta. Come da previsione, a maggioranza per Biden. Avesse perso qui, non ci sarebbe stata più partita.

Trump: “Ricontiamo le schede”

In Wisconsin e Michigan Biden ha vinto per una manciata di voti, rispettivamente 20 mila (+ 0.6%) e 130 mila (+.14%). In questi Stati il presidente in carica ha chiesto che i voti vengano ri-conteggiati. Non sarebbe una novità; anche nel 2016 Hillary Clinton chiese qui il riconteggio dei voti ed è prassi quando la sconfitta è risicata ( quattro anni fa fu dello 0.7%). Ben più grave il discorso di Trump di martedì mattina (2.30 a.m. a Washington), in cui, a spogli ancora in corso, il presidente si è autoproclamato vincitore, minacciando l’intervento della Corte Suprema.

Pennsylvania: Stato chiave e amuleto per eccellenza, nei sondaggi si colora di rosso repubblicano. Ma i voti per posta possono essere conteggiati fino a domani e si prevede un sorpasso di Biden. Con i suoi 20 grandi elettori, consegnerebbe le chiavi di Pennsylvania Avenue 1600 (appunto) a Biden e a sua moglie Jill. Non a caso 20 degli ultimi 25 presidenti hanno vinto qui. “Paradigma del Paese diviso”, la Pennsylvania è al centro dei pensieri di Trump: “Fermiamo il conteggio dei voti – ha detto – e ricorreremo alla Corte Suprema”. Le sue sorti sono affidate agli avvocati. La replica di Biden: “Alla fine vinciamo noi, contiamo tutti i voti”.

Nevada: se le proiezioni dell’Arizona sono corrette, Biden potrebbe vincere anche senza Pennsylvania conquistando il Nevada. Avanti di 8 mila voti con l’86% delle schede scrutinate, è troppo presto per cantare vittoria.

Georgia e North Carolina: a scrutini quasi terminati, Trump è avanti in entrambi gli Stati e potrebbe non bastargli. In North Carolina dovrebbe farcela, diversa la situazione in Georgia. Lì è di poco sopra con il 4% dei voti da conteggiare, che però arrivano da Atlanta. Una città, a differenza dello Stato, storicamente democratica con una forte comunità afroamericana.

Sondaggisti grandi sconfitti

Come nel 2016, da queste elezioni i grandi sconfitti sono i sondaggisti. Immemori della batosta del 2016, prevedevamo, con le dovute cautele e dislcaimer, un’onda democratica nelle zone chiave. La realtà è ben diversa. Ma in fondo, in America, il ‘fenomeno’ Trump non è stato mai capito.

Mario Bonito