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Stati Uniti, Joe Biden: “Obiettivo 200 milioni di vaccinati in 100 giorni e ripresa dell’economia”

Pandemia, economia, Messico, politica estera. È un fiume in piena Joe Biden nella sua prima conferenza stampa da quando si è insediato, il 20 gennaio, alla Casa Bianca. Forte del primo obiettivo raggiunto nei primi cento giorni in carica, ovvero vaccinare 100 milioni di cittadini (non si può però dimenticare l’operazione Warp Speed trumpiana nella corsa al vaccino), il presidente degli Stati Uniti alza la posta: obiettivo 200 milioni di somministrazioni prima dell’estate. Un traguardo possibile grazie a una politica, in continuità con l’amministrazione precedente, dell’America first (in tema di vaccini). Un po’ di “spirito di solidarietà”, almeno, è emerso dal Consiglio europeo di ieri, in cui Biden ha partecipato in via del tutto straordinaria.

Incassato il primo risultato sui vaccini, in conferenza stampa Biden si è poi soffermato sull’economia. “Arrivano segnali di speranza – ha detto – molti osservatori hanno rivisto le stime di crescita per quest’anno, indicando una crescita del Pil superiore al 6%”. “Ci sono ancora però troppi americani senza lavoro, c’è ancora molto lavoro da fare”. Per loro, e non solo, due settimane fa il Congresso ha approvato un piano economico, proposto dalla nuova amministrazione, da 1,900 miliardi, l’intervento più importante dai tempi di Lyndon Johnson ed è una delle più grandi iniezioni di soldi federali dalla Grande depressione del 1929. “Sono stato eletto per risolvere problemi”, ha commentato Biden più in versione Trump che Sleepy Joe.

Finito il resoconto dei primi successi, Biden ha dovuto commentare le prime grane. Dopo due stragi a distanza di pochi giorni, in politica interna si è tornato a parlare di vendita e possesso delle armi. Una questione vecchia come gli Stati Uniti. Il presidente ha promesso che “qualcosa verrà fatto” e che le armi d’assalto verranno “messe al bando”. L’impresa non riuscì a Obama.

Altro tema spinoso l’immigrazione al confine con il Messico. Su questo argomento Biden scarica la responsabilità (non a torto) sul precedente inquilino di Pennsylvania avenue: “Non volterei mai le spalle ai bambini non accompagnati al confine e non li lascerò patire la fame. Solo Trump lo farebbe”. Al di là dei proclami, passata la pandemia e ripresa l’economia, la sfida del suo governo passerà per i flussi migratori. Così come le ambizioni future di Kamala Harris, incaricata di gestire questa emergenza. “Un compito non facile, ma necessario”, aveva commentato la vicepresidente nei giorni scorsi.

Politica estera

La partecipazione di Biden al Consiglio europeo rinsalda il legame Bruxelles-Washington, ma sul tavolo dello studio ovale sono tanti i dossier bollenti: Cina, Russa, Corea del Nord, Medio Oriente. Sul ritiro delle truppe dall’Afghanistan, il presidente ammette che “sarà difficile attuare la scadenza del primo maggio”. Rimanendo vago (anche perché sulla questione sono scivolati anche illustri precedenti) Biden fa sapere che  la sua intenzione è non stare ancora tanto. “Non posso immaginare – ha chiosato – le nostre truppe lì ancora nel 2022”.
Per quanto riguardo il rapporto con Pechino, sfida (si spera pacifica) dei “ruggenti anni venti”, il presidente è stato più cauto rispetto al precedente con Mosca (Putin l’assassino): “Conosco Xi Jinping da tempo, è una persona intelligente. Abbiamo parlato per due ore: gli ho detto chiaramente che non vogliamo un scontro ma una competizione, e una concorrenza leale”.
Con la Corea del Nord, invece, Washington rimane sull’attenti, ma senza forzare la mano. “Ci stiamo consultando con alleati e partner: ci sarà una risposta se Pyongyang sceglierà un’escalation. Ma sono pronto anche a qualche forma di diplomazia, a condizione di una denuclearizzazione”.
Mario Bonito