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Caso Floyd, il fratello al Congresso: “George morto per 20 dollari, è questo che vale un afroamericano?”

“Sono qui per mio fratello George. Sono qui per ottenere giustizia. Dipende da voi far sì che la morte di George non sia stata vana”. Così ieri Philonise Floyd, fratello di George, il 46enne afroamericano ucciso a Minneapolis durante un fermo di polizia, ha iniziato un lungo discorso davanti alla commissione giustizia della Camera dei rappresentati.

“Sono qui per chiedervi basta dolore. La forza mortale dovrebbe essere usata solo in casi di grande pericolo”, ha proseguito Philonise, prima di lanciare un attacco durissimo, quasi in lacrime: “George è morto per una discussione su 20 dollari. E’ questo che vale un afroamericano nel 2020?”.

Il Congresso sta lavorando per riformare la polizia: un progetto per limitare l’immunità della polizia in caso di violenza sproporzionata e gestire i fondi, destinati a polizie locali e federali, per la formazione. La proposta è stata presentata lunedì scorso dai rappresentanti democratici del Congresso sulla scia del movimento defund the police anche se, come sottolineato dal candidato dem alle presidenziali, Joe Biden, c’è “l’urgente necessità di una riforma” della polizia, ma non di un suo smantellamento.

“Sono qui per chiedervi di fermare questo dolore – ha proseguito Philonise – Dipende da voi far sì che la morte di George non sia stata vana. Il nome di George significherà qualcosa solo se la sua morte finirà per cambiare in meglio il mondo”.

Non “un altro volto su una t-shirt”, quello di George, ma una delle tante ragioni per fare qualcosa di concreto contro il razzismo negli Stati Uniti e nel mondo. È questa la speranza della famiglia Floyd per onorare la sua memoria e affrontare quel “cambiamento radicale – ha detto Biden su UsaToday – che affronti le ineguaglianze razziali e spazzi via il suprematismo bianco”.

“Siate i ldeader di cui questo Paese, di cui il mondo ha bisogno. Siamo stanchi. Fate la cosa giusta” è l’ultimo appello di Philonise i membri della commissione.

Mario Bonito