“Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà, ma prima bisogna realizzare e completare opere strategiche per la Sicilia. Il problema è quando: a Messina abbiamo mandato lesercito con le autobotti perché mancava lacqua e le autorità locali non riuscivano a risolvere il problema. Ora, prima di discutere del ponte, sistemiamo lacqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Investiamo 2 miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie. E poi faremo anche il ponte, portando lalta velocità finalmente anche in Sicilia e investendo su Reggio Calabria, che è una città chiave per il Sud”. Sembra avere le idee chiare Matteo Renzi dialogando con Bruno Vespa. Interviene sulla questione anche il leader di Possibile, Pippo Civati: “Per completare il quadro di riforme mancava il Ponte sullo Stretto. In questi due anni ho documentato il progressivo riaprirsi del discorso sullo Stretto. E tutti prendevano in giro me, dicendo che erano solo parole di Alfano (che di solito, abbiamo scoperto, ci azzecca: vedi alle voci articolo 18, contante, casa, ecc.) e che io mi inventavo le cose. Invece dice Civati – ecco la risposta dalla viva voce del premier. Così dopo le citazioni letterali di Berlusconi giovane (su lavoro, ’rivoluzione copernicana’ del fisco, prima casa, evasione) ecco il trionfo del Ponte sullo Stretto”. Non condivide invece gli stessi entusiasmi Arturo Scotto, capogruppo di Sel a Montecitorio: “Da mesi Sel chiede una discussione pubblica sull’utilità o meno di questa ennesima grande opera. L’esperienza insegna che le grandi opere in Italia si trasformano in grandi buchi mangia soldi dove si annida la corruzione e il malaffare. Renzi venga in Parlamento”. Chi invece saluta senza remore leventuale opera logistica, è Dorina Bianchi, vicepresidente del gruppo Ap alla Camera: “Lapertura del presidente del Consiglio al Ponte sullo Stretto – afferma – è unottima notizia così come lannuncio di investimenti in Sicilia e Reggio Calabria”.
T.