INVALIDATA DA UN’OPERAZIONE ED UMILIATA DAI GIUDICI, 72ENNE RICORRE ALLA CORTE UE

    Si fa un gran parlare di pari diritti, si indicono giornate dedicate e intere trasmissioni intitolate alle donne, ancora oggi oggetto di discriminazioni femminili, ma nulla sembra cambiare. Ci sono poi casi, come quello vissuto dalla signora Maria Morais, oggi 72enne, che lasciano a dir poco interdetti. Quando aveva circa 50 anni, in seguito a una dolorosa infezione vaginale, la Morais è stata ricoverata ed operata presso il dipartimento di ginecologia del Central Lisbon Hospital. Un intervento difficile e complicato, che lasciò in eredità alla donna numerose complicazioni dolorose, e una terribile ed ‘invalidante’ incontinenza, che a volte le impediva addirittura di camminare, sedersi e, ovviamente, di poter avere rapporti sessuali. Così, ormai disperata, nell’ottobre del 2013, Maria Morais si è rivolta al per denunciare le conseguenze del disastroso intervento chirurgico. I giudici hanno così ordinato all’ospedale di versare alla sventurata un risarcimento di 80mila euro per danni fisici e mentali. L’anno dopo però la beffa: il Tar portoghese ha deciso di ridurre tale cifra di un terzo in quanto, “la donna doveva solo prendersi cura di suo marito”, in quanto l’operazione subita riguardava “un’età in cui il sesso non è importante quanto negli anni della gioventù”! Del resto, osservarono, i figli erano cresciuti, quale altro problema poteva dunque lamentare? Una tesi ‘medievale’ – ed umiliante – che indusse allora Maria Moaris a presentare ricorso alla Corte di Straburgo. Così, molti anni dopo l’allucinante Calvario vissuto, la Corte Europea dei Diritti dell’uomo, ha invece stabilito che anche dopo i 50 anni il sesso è ancora importante. Come spiega infatti la sentenza, “L’assunzione che la sessualità non sia altrettanto importante per una donna di 50 anni madre di due bambini quanto per qualcuno di più giovane, riflette la tradizionale idea della sessualità femminile come necessariamente legata alla procreazione e quindi ignora la sua rilevanza fisica e psicologica nell’autorealizzazione delle donne come persone”. Una motivazione ‘civile ed umana’ che ha riscosso il plauso del legale della signora Morais: “E’ il riconoscimento internazionale di un’ingiustizia personale. Maria è una donna molto debole fisicamente, e sente che l’ingiustizia che ha subito in Portogallo sia stata attenuata.”
    M.