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Morti sul lavoro – A poco più di metà anno e il bilancio è straziante: sono già 358 le vittime rilevate tra gennaio e maggio

Continua l’appello alla sicurezza dell’osservatorio Vega Engineering per l’elevata incidenza di mortalità dei giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il 100% in più rispetto ai colleghi nella fascia tra i 25 e i 34 anni. E fino ai 14 anni si rilevano ancora 27.760 denunce di infortuni (oltre il 10% del totale).

Come vedremo dai dati registrati nell’interessante report, l’allarme riguarda anche e ancora i lavoratori stranieri: il loro rischio di infortunio mortale è quasi doppio rispetto agli italiani, con un’incidenza di mortalità di 20,2 contro il 10,8 degli italiani. In diminuzione invece le denunce di infortunio totali: -24,1% rispetto a maggio 2022. Un dato positivo che è sempre opportuno chiarire: nei primi mesi del 2022 gli “infortuni per covid” erano ancora molto numerosi. Dunque, è la conclusione dell’emergenza sanitaria la vera causa di questa diminuzione. 

Morti sul lavoro – L’attività manifatturiera rimane il settore più colpito dagli infortuni

Sul podio dell’insicurezza in zona rossa ci sono: Umbria, Abruzzo, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Questa è la prima istantanea della mappatura dell’emergenza, stilata dall’osservatorio vega engineering che aiuta a capire dove i lavoratori hanno rischiato maggiormente la propria vita da gennaio a maggio 2023.

Morti sul lavoro – Il rischio di morte, regione per regione, da gennaio a maggio 2023. Dalla zona rossa alla zona bianca

In zona rossa nei primi cinque mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 11,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Abruzzo, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Mentre, in zona arancione: Sicilia, Puglia, Lombardia, Marche e Piemonte. Quindi, in zona gialla: Veneto, Campania, Liguria e Lazio. Infine, in zona bianca, ecco Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Calabria, Basilicata e Molise.

Morti sul lavoro – L’esperto: “Dopo cinque mesi ciò che ancora colpisce, oltre ai numeri, è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori”

Come commenta Mauro Rosato, presidente dell’Osservatorio di Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, “Siamo quasi al giro di boa dell’anno e la tragedia continua e si aggrava. Il lavoro prosegue inesorabilmente a mietere vittime nel nostro Paese. E dopo cinque mesi ciò che ancora colpisce, oltre ai numeri, è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (11,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 6,1). Se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 24,1% degli infortuni denunciati, dobbiamo però ricordare come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono più nelle statistiche”.

Morti sul lavoro – La fascia minima viene rilevata tra i 35 e i 44 anni mentre, la più elevata, nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni

Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata, invece, tra i 35 e i 44 anni (pari a 5,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (46,6), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (21). Ancora preoccupante come dicevamo, la situazione per gli stranieri: quelli deceduti in occasione di lavoro sono 48 su 271. E il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri, infatti, registrano 20,2 morti ogni milione di occupati, contro i 10,8 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

Morti sul lavoro – ecco i numeri assoluti anche degli infortuni in Italia, da gennaio a maggio 2023

Deceduti – Sono 358 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 271 in occasione di lavoro e 87 in itinere. Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (57). Seguono: Veneto (25), Lazio (23), Piemonte (21), Campania e Sicilia (19), Emilia-Romagna e Puglia (17), Toscana (13), Abruzzo (11), Umbria (9), Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (8), Liguria (7), Sardegna (4), Calabria (3), Valle d’Aosta e Basilicata.

Nello specifico, nei primi cinque mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 41. Ed è seguito dalle Costruzioni (31), dalle Attività Manifatturiere (29) e dal Commercio (19).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (101 su un totale di 271).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a maggio 2023 sono 16, mentre 11 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 48, mentre sono 14 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il lunedì e il mercoledì sono i giorni neri della settimana, ovvero quelli in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi cinque mesi dell’anno (19,2%).

Infortuni – Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 24,1% rispetto a fine maggio 2022. Erano, infatti, 323.806 a maggio 2022. Nel 2023 sono scese a 245.857. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno le denunce erano 47.381, mentre a fine maggio 2023 sono diventate 11.749. Altra conferma, questa, della totale ‘estinzione’ degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.

Anche dopo i primi cinque mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (28.430). Seguono: Costruzioni (12.336), Trasporto e Magazzinaggio (12.048), Sanità (11.749) e Commercio (11.698).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a maggio 2023 sono state 89.425, quelle dei colleghi uomini 156.432.

Più che allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 27.760 denunce (oltre il 11% del totale).

Max