NEL 25NNALE DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, NEUTRALIZZATO IL CLAN DI BRANCACCIO: 34 ARRESTI

    Un mega blitz che, da Palermo di è allargato fino a raggiungere Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria, coinvolgendo molti ‘insospettabili. Come hanno riassunto gli inquirenti, l’operazione si è poi estesa partendo da indagini volte “nei confronti dei maggiori esponenti del Mandamento mafioso di Brancaccio e di altrettanti loro complici, nonché al sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro”. Il caso vuole che questa grossa operazione coincida con il 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio, e ci piace pensare che sia un segno. Ad eseguire l’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip di Palermo – coordinate dalla locale Dda – sono stati gli uomini della Polizia e della Guardia di Finanza, operando complessivamente ben 34 arresti. Attualmente ai domiciliari, tra le persone poste in custodia cautelare in carcere, ci sono anche il capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di ’Corso dei Mille’, Pietro Tagliavia, ed anche Giuseppe Lo Porto, fratello del cooperante Giovanni, ucciso due anni fa dall’Is al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan. Lo Porto (vicino al capomafia di Brancaccio Pietro Tagliavia), avrebbe organizzato la raccolta di denaro per le famiglie dei detenuti, atraverso i denari provenienti dalle estorsioni. Attraverso le complicate indagini, la Dda di Palermo ha dimostrato “il totale controllo, da parte dell’associazione, di un ’gruppo imprenditoriale’ distribuito su diverse Regioni, ma particolarmente radicato in Sicilia e Toscana”. Sequestrati numerosi veicoli e autoveicoli utilizzati per la commissione dei reati contestati, e numerose aziende riconducibili agli esponenti mafiosi arrestati. Come hanno poi riassunto dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, le minuziose indagini “hanno inoltre consentito di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio, nonché di ricostruire l’intero organigramma delle famiglie mafiose appartenenti al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascun associato e, in particolare, individuando gli elementi di vertice”.
    M.