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Più che per il fuoco, la guerra si sta distinguendo per l’escalation’ di propaganda ed incongruenze

Tra le cose più orribili ed irritanti conseguite al conflitto in Ucraina, sicuramente uno degli aspetti che maggiormente ‘infangano’ le migliaia di vittime’ cadute da ambo le parti, è appunto la ‘cieca’ presa di posizione, a favore della Russia, o dell’Ucraina.

Del resto è abbastanza evidente che quella in atto (in realtà iniziata nel Donbass nel 2014), è una ‘guerra politica’, legata  a mille interessi e, soprattutto, alla geo-politica europea. Diversamente, magari a volerne di guerre nel mondo: dal Mali alla stessa Nigeria dove, nell’indifferenza generale prosegue la mattanza di cristiani da parti delle orde integraliste locali.

Certo, intendiamoci, la Russiache pure ha prima avvertito ‘chi di dovere’ha commesso un gesto imperdonabile, perché non si può invadere con armi e carrarmati un paese come fosse un terreno incustodito.

Quello che ne è scaturito, è che è sotto gli occhi di tutto, è un concentrato di ‘conciliaboli trasversali’ che, dagli Stati Uniti alla Turchia, passando ovviamente per l’Europa e la Nato, si scontrano per ‘riscrivere’ un nuovo ordine geo-politico in virtù di questo ‘scampolo’ dell’antica Urss, ora all’asta con tutti i suoi beni.

Dunque, in un crescendo di propaganda trasversale, che non ha risparmiato nessuno, ne abbiamo sentite e viste di tutti i colori. Il presidente Usa che da del macellaio a Putin per poi venir smentito dalla stessa Casa Bianca, che prende le distanza da tali dichiarazioni. Stessa cosa all’opposto, con Medvedev, che ‘maledice tutto e tutti’, salvo poi venire poi ‘snobbato’ dal Cremlino. E nel bel mezzo il presidente Zelensky che, con ‘licenza di pretendere’, chiama chiunque a destra e manca chiedendo armi, soldi, impegni per la ricostruzione e, ‘appoggiato’ sia da Johnson che da Biden (ambedue destinati ad un imminente ‘arrivederci’ dalle rispettive amministrazioni), incita all’isolamento totale della Russia, e chi più ne ha più ne metta.

Per non parlare poi della Ue che prima licenzia le sanzioni poi però, i colossi energetici dei paesi membri – Italia in testa – si affrettano ad accordarsi con la principale banca russa per la conversione della valuta in rubli. Si però, dirà qualcuno, stiamo lavorando per ‘sdoganarci’ dal ricatto energetico di Mosca: ma a che prezzo, ed entro quando?

Nel frattempo le nostre industrie accusano il colpo, la filiera alimentare ribatte i prezzi di ogni genere commestibile e, cosa folle, nonostante gli ‘storici’ tagli  delle accise sui carburanti da parte del governo, le maxi aziende in regime di monopolio continuano comunque ad applicare prezzi assurdi.

Ad ogni modo, siamo pronti a scommettere che quanto scritto, altro non è che la punta dell’iceberg, la cui ‘incogruenza’ rispetto agli accadimenti probabilmente copre sicuramente una vastità fisica inimmaginabile.  

Ed ora, sempre nell’ambito del gioco dei ‘buoni e cattivi’, al quale non intendiamo assolutamente partecipare, ecco anche la questione ‘soldati catturati’.

I militi ucraini hanno catturato uno sbarbatello russo di appena 21 anni, reclutato in qualche area rurale siberiana. Vestito ed armato di tutto punto, nell’ambito dell’assedio di una città ucraina, mentre sta passando un civile con la sua bicicletta, l’ufficiale gli ordina di sparare. Il ragazzino sbianca, tentenna, il graduato lo minaccia a brutto muso e questi, terrorizzato preme il grilletto. Più tardi viene catturato ed inizia una sorta di linciaggio morale (ma non siamo purtroppo in guerra?), il tribunale lo vuole condannare per ‘crimini di guerra’, il ragazzino farfuglia…

Dalla parte opposta, i filorussi del Donbass catturano alcuni soldati che risultano poi essere dei ‘mercenari’, un marocchino (tale Ibrahim Saadun), e due britannici. Anche qui, ‘ovviamente’, come ha spiegato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, “I processi si sono tenuti sulla base delle leggi della Repubblica popolare di Donetsk perché i reati in questione sono stati commessi su quel territorio“.

Qui però non si tratta più di un povero ‘ignorantello’ sbarbato, venuto da chissà quale montagna russa, no, Aslin e Pinner sono inglesi, ed il premier si dice “sconvolto”. Quindi, ordinando ai suoi ministri di fare ogni cosa possibile per riportare a casa di ‘mercenari’, Johnson tuona: “Condanniamo totalmente questa sentenza farsa.  Non c’è alcuna giustificazione per questa violazione della protezione a cui hanno diritto”. Ovviamente poi la cosa prenderà le solite, ‘misteriose’ vie diplomatiche, per una rapida e felice soluzione.

Tuttavia, dando così un segnale di presenza, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani si è subito affrettato a dichiarare la sua  ”preoccupazione per la condanna a morte emessa dalla Corte suprema nei confronti di ‘tre militari”. Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, “Tali processi ai prigionieri di guerra equivalgono a un crimine di guerra. Dal 2015 abbiamo osservato che la cosiddetta magistratura di queste sedicenti repubbliche non ha rispettato le garanzie essenziali di un giusto processo, come le udienze pubbliche, l’indipendenza, l’imparzialità dei tribunali e il diritto a non essere obbligati a testimoniare”.

E domani si ricomincia…
Max