Quando Mina pianse cantando ‘Il cielo in una stanza’

    Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, in occasione dei suoi 60 anni di musica, il 19 aprile, il ‘poeta’ Gino Paoli torna nei negozi con ’’Appunti di un lungo viaggio’’ (disponibile anche in vinile dal 10 maggio), con un doppio disco targato Warner Music, e prodotto da Aldo Mercurio e Danilo Rea in collaborazione con Parco della Musica Records. 
    “Si tratta di un lavoro concepito per buttare via tutte le convenzioni e arrivare all’essenziale’ della canzone, perché ’quando si sente che è il momento, si deve andare avanti a cercare, e io non sono mai stanco di cercare. Ormai tutti i limiti sono stati trasgrediti, non dai poeti, dagli scienziati o dagli artisti, ma dagli idioti. A questo punto l’artista, che per sua natura è un trasgressore, cosa può fare? Non gli resta che un solo un limite: sé stesso, il suo lavoro. Allora può buttare via tutte le convenzioni per cambiare la forma canzone, per arrivare all’essenziale, senza ripetizioni, senza iterazioni, senza trucchi di nessun genere’’.
    Un lavoro prezioso ed elegante, capace di regalare emozioni ed atmosfere profonde, grazie soprattutto – come spiegava l’autore genovese – ad un lavoro fatto ‘in sottrazione’ rispetto agli arrangiamenti, che restituisce alle canzoni una dimensione anche molto più autorale. ’’L’artista deve trovare un’altra maniera di usare le parole e le note – aggiunge ancora Gino – per esprimere essenzialmente quello che per lui è importante. E quando lo ha fatto, deve fermarsi: interrompersi quando non sono necessarie altre parole e altre note’’. Ma veniamo alle canzoni. ‘Appunti di viaggio’ è volutamente diviso in due dischi.  Nel primo cd, ‘’Canzoni interrotte’, prendono posto le nuove canzoni scritte dal cantautore, perfettamente ‘musicate’  dal ‘signore del pianoforte’, Danilo Rea, che le ha arrangiate e suonate con la Roma Jazz String Orchestra, diretta dal M* Marcello Sirignano. Particolarmente prezioso poi il secondo cd, ‘I ricordi’, dove prendono posto i brani più significativi della sessantennale produzione di Paoli, che qui trovano nuova vita grazie alle splendide esecuzioni di tre grandi jazzisti come Rita Marcotulli (pianoforte), Alfredo Golino (batteria) e Ares Tavolazzi (contrabbasso), anch’essi affiancati dalla Roma Jazz String Orchestra.  Un lavoro dunque di grande ‘artigianato’, che così come viene acquistato nei negozi e le rivendite specializzate, sarà possibile ascoltare anche dal vivo (con gli stessi musicisti).  
    E ieri, nell’ambito del giro promozionale che l’artista sta facendo per raccontare questo suo nuovo lavoro, è stato ospite di Fabio Fazio. Per l’occasione Paoli ha raccontato diversi aneddoti legati alla sua lunga e felice carriera, anche se lui ama ripetere che “Nella vita ci vuole culo”.. Quindi, dai suoi inizi genovesi con gli amici-colleghi come Tenco e Lauzi: “abbiamo iniziato a fare rock, a girare con i complessini, succedevano cose pazzesche”. Alla bellissima ‘Il cielo in una stanza’, della quale ha rivelato di come non fosse stata capita  “I commenti sulla canzone erano: questa non è una canzone, è meglio che cambi mestiere… Poi arrivò Mina e disse: la faccio!”. In seguito il suo arrangiatore gli rivelò che: “Mina ha finito di cantare e si è messa a piangere, i musicisti si sono tutti alzati in piedi e han cominciato a battere sugli strumenti…”. Tra le cose più divertenti che Paoli ha regalato alla platea di ‘Che tempo che fa’: quando è stato invitato a un meeting di geriatri: “M’hanno detto vieni che fai un po’ da sponsor, tu sei uno vecchio che però se la cava ancora meglio… Davanti a 5000 geriatri mi hanno chiesto se volessi aggiungere qualcosa, ho detto: ’sentite, io ho bevuto una bottiglia di whisky per 20 anni, ho fumato, ho fatto tutto quello che si poteva fare di male, ho mangiato quello che mi capitava e sono così… Guardate è solo questione di culo”.
    Max