E notizia di poche ore fa, il tragico epilogo conseguito da alcuni turisti ad Ischia i quali, nellintento di scattarsi qualche foto con il panoramico sfondo isolano, si sono poggiati ad una ringhiera che è finita per crollare giù. Questo per spiegare che, complice laffidabilità di tecnologici smarphone, quello della foto ricordo, o dellattimo da immortalare, è divenuto ormai una consuetudine.
Quello che invece trasforma un semplice rito estetico-sentimentale in una sorta di lotteria è ben altra cosa. Ora è evidente che nel caso di Ischia si è trattato di una drammatica fatalità mentre, come ben riportano le cronache, la letale incidenza dei selfie sulla sicurezza pubblica è invece un preoccupante allarme. Basti pensare al recente caso del ragazzino volato giù da un fabbricato nel milanese.
Sempre più spesso infatti, complice il traino – in termini di diffusione e dunque di popolarità – rappresentato dai social, tra i giovani sta pericolosamente prendendo piede lorribile moda del selfie estremo.
Conosciuto come Daredevil Selfie, questo terribile fenomeno continua purtroppo a presentare il conto. E parliamo di giovani vite che, in una sorta di omologazione capace di tagliare trasversalmente classi sociali e culturali, unisce un ’esercito’ di ragazzi inebriati dalladrenalina per il rischio e la conseguente popolarità che tali imprese comporta.
Del resto i dati parlano chiaro: i selfie estremi ogni anno nel mondo uccidono 170 giovani. Luniversità di Carnegie Mellon (della Pennsylvania), ha studiato il fenomeno, fino a censirne una casistica. Nel 2016 lIndia ha registrato 76 morti, seguita da Pakistan, Usa e Russia. Pur rimanendo ancora su cifre esigue (ma comunque tragiche), nel nostro Paese gli incidenti ferroviari mortali sono ad esempio aumentati del 63%.
Il frequentatissimo sito Skuola.net, ha avvicinato oltre 4mila studenti, per cercare di scandagliare le motivazioni che animano tale fenomeno. Intanto un dato agghiacciante: nonostante tutto, tra i protagonisti di tali imprese intervistati è vero che 1 su 3, ha provato paura, ma ben l85% ha dichiarato che sarebbe disposto a ripeterlo.
Quanto raccolto fa drizzare i capelli: ad aver sfidato almeno una volta il pericolo è il 13% degli intervistati; l11% di questi ha confidato anche di aver incontrato imprevisti che avrebbero potuto trasformare limpresa in uninesorabile condanna a morte.
Ed eccoli barcollare dai cornicioni di palazzi altissimi (il 25%), sfidare in bilico sulle rotaie limminente arrivo di un treno (14%), o auto-filmarsi alla guida di bolidi a 2 o 4 ruote (il 26%).
Ma non basta. Cè anche chi ha fortemente voluto cimentarsi in un selfie estremo, conscio di rischiare la propria vita; il 18% per provare sensazioni forti mentre, l8%, per dimostrare agli amici di essere qualcuno.
Ma perché mettere in gioco la propria vita con questi gesti? Sul taccuino degli intervistatori di skuola.net si legge che il fine comune è quello poi di condividere la propria impresa attraverso i social. Tuttavia il 17%, ha preferito informare solo gli amici più stressati attraverso la chat. Preoccupa invece, e non poco, quel 31% che ha sfidato il peggio senza però parlarne con nessuno. Un dato gravissimo perché linvisibilità di certe tendenze possono rischiare di sconfinare nel patologico in un crescendo di azzardo che nessuno potrebbe arrestare andando loro in soccorso.
Max Tamanti