Libia, salgono i numeri del conflitto

    Non ha fine la crisi in Libia con un conflitto dalle proporzioni sempre più ampie e drammatica sul piano dei numeri delle vittime. L’attuale bilancio, stando alle informazioni che arrivano dalla Libia, del tremendo conflitto armato che sta accendendo i contrasti tra le due fazioni in lotta tra loro è ulteriormente cresciuto nelle ultime ore: si è arrivati infatti purtroppo a 160 morti in totale. Gli ultimi dati giungono al momento dalla Amsi l’Associazione Medici Stranieri in Italia.

    Libia, salgono i numeri del conflitto: ad oggi, già 160 vittime secondo le ultime stime

    Numeri in aumento, dunque, già rispetto a quelli che erano circolati nella sola giornata di ieri e anche in questa prima mattinata, allor quando in effetti l’Oms aveva parlato di 147 vittime e 614 feriti. A quanto pare i numeri a disposizione del presidente dell’Associazione Medici Stranieri in Italia Foad Aodi, sembrerebbero più precisi dal momento che l’organizzazione sarebbe a stretto contatto con medici libici impiegati nelle varie strutture ospedaliere del Paese. “Dopo la morte dei feriti gravi e il lancio di missili verso Tripoli e su alcune abitazioni le vittime sono ora 160, mentre salgono a 800 i feriti”, ha detto infatti Aodi in un intervento all’Adnkronos. “Ad aggiornare le statistiche sono i nostri medici dell’Unione Medica Mediterranea, ma anche i dottori impegnati nel volontariato a domicilio per quanti sono impossibilitati a raggiungere gli ospedali. E che parlano di rischio epidemia in conseguenza dei decessi nelle case”. E non è tutto. Sarebbero oltre cinquanta i bambini morti nel conflitto in Libia tra i quali ovviamente vanno inseriti purtroppo “anche i combattenti minorenni. Secondo i nostri dati – chiarisca il presidente Faodi – ne sono stati reclutati più di 1000″. Secondo quanto dunque emerge dal quadro fornito dall’Associazione Medici Stranieri in Italia, questa fase in Libia è tanto cruciale quanto critica. “Manca l’elettricità, con alcune centrali abbattute, e manca il sangue per i tanti amputati nel conflitto. Manca poi la strumentazione clinica, ma anche pediatri, chirurghi generali e chirurghi vascolari per i feriti da arma da taglio, ortopedici per le tante fatture alle caviglie e alle ginocchia”.