Alitalia, è caos: freddezza Di Maio e Tria

    C’è chi ritiene che, non soltanto politicamente ma proprio sostanzialmente, i due siano di fatto ormai ai ferri corti. C’è chi sospetta, o in qualche modo indica, che la distanza ‘concettuale’ ma anche pratica tra queste due anime portanti del governo giallo – verde finirà per ferire, più o meno profondamente, gli equilibri stessi della continuità amministrativa stessa del governo. Fatto sta che, dati alla mano, alla prova dei fatti i rapporti tra Luigi Di Maio ed il ministro Tria non sono forse mai stati così gelidi come adesso. Il motivo di questa crisi tra i due è senza alcun dubbio Alitalia e, nel dettaglio, quello che sarà o almeno potrebbe essere il futuro della compagnia aerea di bandiera italiana. Perché?
    Nello stesso momento in cui infatti il Gruppo FS si è proposto con una manifestazione di interesse nel merito ma, chiaramente come avviene in questa fase, con la classica riserva per una analisi volta a verificare le carte dello stato di salute finanziario e non solo della ex compagnia di bandiera, arrivano le manifestazioni di discordanza tra le due componenti governative.
    Nel dettaglio, infatti la manifestazione di interesse del Gruppo ferroviario viene con criterio di ovvia previdenza prudenziale definita assolutamente “non vincolante” in questa fase. Secondo alcuni, in poche parole, potrebbe trattarsi semplicemente di voci che l’ente di “Villa Patrizi” avrebbe fatto prima circolare e poi avrebbe deciso di commentare in modo estremamente cauto perché questo possibile ‘approdo’ dell’azienda dei binari su quello della pista di decollo aereo, nel concreto, non avrebbe neppure prodotto chissà quale entusiasmo tra coloro che ne dovrebbero poi gestire il peso. Anzi. Secondo rumors, personalità influenti all’interno dell’istituto avrebbero, se non smentito, raffreddato parecchio le acque agitate di questa possibile soluzione.
    Da qui, la tensione all’interno al governo. Infatti, il vicepremier Luigi Di Maio ha preso la palla al balzo per tornare sul tema e, da sempre sicuro e più che persuaso del fatto che il piano di rilancio di Alitalia sia un compito che debba ricadere sull’Esecutivo ( in quanto si trova all’interno del contratto di Governo), ha riproposto il tema caldissimo e dibattuto della rinazionalizzazione. Un argomento piuttosto caro al leader M5S.
    Una posizione questa che, per usare un eufemismo, non piace affatto ad alcun i Ministri. Il numero uno del dicastero dell’Economia Tria, ad esempi, infatti, già il 12 ottobre aveva parlato entrando nel merito. “Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il Ministro dell’Economia”, aveva chiarito specificado: “Io non ne ho parlato”. Un vero e proprio freno per Di Maio.

    In merito alla Cassa Depositi e Prestiti, che dovrebbe sostenere finanziariamente la nuova Alitalia per Tria è “tutto da verificare”.
    L’Esecutivo vorrebbe tornare azionista tramite il Ministero dell’Economia e Finanze con una newco condivisa con FS. Nel mentre, diversi finanziatori del passato preferiscono non sbilanciarsi. Intesa Sanpaolo ad esempio: “Non ho mai parlato con il ministro Tria della compagnia aerea”, ha affermato il Presidente del Gruppo bancario, Gian Maria Gros-Pietro.
    “Da tempo diciamo che l’Italia, come Paese a forte vocazione turistica, avrebbe bisogno di una compagnia di bandiera, sarebbe una cosa importante. E per questo in passato l’abbiamo sostenuta. Non sono al corrente della vicenda e non siamo affatto contenti dei risultati avuti in passato. Non siamo interessati e aspettiamo”.