Carta dei diritti di Internet, al via la consultazione pubblica – di Raffaello Palandri

    laura_boldrini.jpgLa bozza della prima Carta dei diritti di Internet è stata presentata in diretta streaming tre giorni fa, in occasione della  riunione dei Parlamenti dei paesi Ue e del Parlamento europeo nella plenaria sui diritti fondamentali presso la Camera dei Deputati.

    Il documento è stato redatto da una commissione parlamentare composta da 13 esperti e 10 deputati, di tutti i gruppi della Camera, voluta dalla Presidente Boldrini, che richiama alla mente l’impegno alla realizzazione dell’Internet Bill of Rights del 2007, a Rio de Janeiro.

    Ora, a partire dal 27 ottobre, la bozza sarà sottoposta a una consultazione pubblica, aperta anche a chiunque sia interessato a dare il proprio contributo, per raccogliere idee, spunti, critiche e proposte di modifica. Il sito cui collegarsi è camera.civi.ci

    Ma, di preciso, cosa c’è e, soprattutto cosa non c’è in questa bozza di “Costituzione”? Tra i principi portanti del testo vi è sancita la prevalenza degli interessi della persona sull’interesse economico, e sono presenti aspetti importanti quali il diritto di accesso a internet, la neutralità della rete, la tutela dell’identità digitale, l’importante diritto all’anonimato e alla cultura digitale, così come il diritto all’oblio.

    Tutti temi che si ispirano a quei principi di libertà e tutela di cui da anni si parla in relazione ad una regolamentazione, almeno elementare, della rete. Rilevante anche la definizione, dell’art. 14, dei criteri per il governo della rete, in cui sono presenti le indicazioni dei dibattiti effettuati in sedi istituzionali internazionali (ONU in primis) sulla necessità di una “multiequal-stakeholder governance”, termine che indica la partecipazione di più soggetti paritari, pubblici e privati, alla gestione di internet, dal livello infrastrutturale a quello tecnologico, da quello giuridico a quello dei contenuti.

    Ciò che manca, però, non è di poco conto: nei 14 articoli messi a punto non vi sono tracce di diritto di accesso alla cultura e alla conoscenza come soggetti attivi e non solo passivi, non viene data una definizione e nemmeno una presa di coscienza dello status attuale di ciò che rappresenta la comunicazione digitale o la ricerca afferente a internet, ai diritti dei diversi lavoratori in rete, siano essi autori di contenuti o fruitori o allo stesso tempo autori e fruitori.

    Il dibattito aperto dalla presentazione di questo documento è già acceso su internet e sui social network, in particolare. A confrontarsi due scuole di pensiero opposte: la prima, che difende il documento, sostiene che Internet è un fenomeno che va comunque controllato, la seconda, che difende la libertà di internet, sostiene che qualunque regolamentazione nasconde in realtà un tentativo da parte dei governi e delle lobbies di monitorare e influenzare i comportamenti  in rete e di controllare la diffusione dei contenuti in essa presenti.

    Per chi volesse consultare direttamente la proposta, il link è:

    http://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/upload_file/upload_files/000/000/187/dichiarazione_dei_diritti_internet_pubblicata.pdf