Nuove sconcertanti verità continuano ad aggiungersi nel processo in corso per la scomparsa del geometra romano Stefano Cucchi, morto presso lospedale Pertini di Roma nellottobre del 2009. Arrivano ora le dichiarazioni di Silvia Porcelli, infermiera del reparto di medicina protetta dellospedale Pertini, sentita come testimone nel corso del processo per la morte del 31enne romano.”Stefano Cucchi mi disse che qualcuno gli aveva menato e che erano stati i carabinieri ha detto la Porcelli Quando dissi a Stefano che avrei dovuto chiamare gli agenti della polizia penitenziaria come testimoni di quello che diceva lui, mentre uscivo dalla stanza, mi disse non chiamare nessuno, tanto non lo ripeto.
In aula sono stati ascoltati vari infermieri che ebbero in cura Cucchi: “Stefano si lamentava per il dolore, gli chiesi cosa gli fosse successo e lui mi disse che era caduto dalle scale, daltronde ne vedevo tanti di detenuti con segni di percosse e nessuno diceva di essere stato picchiato” ha detto linfermiere Giuseppe Flauto, chiamato a testimoniare. Flauto, assolto in via definitiva nel primo processo per la morte di Cucchi, è linfermiere che troverà il 31enne ormai senza vita. “Questi vogliono arrivare ai vertici. Pensano che hanno ammucchiato (nascosto, ndr) qualche cosa, ma ci posso entrare io carabinericchio di sette anni di servizio a fare una così grande”. Lo dice Francesco Di Sano, piantone alla caserma di Tor Sapienza, parlando al telefono con il cugino, lavvocato Gabriele Di Sano, entrambi indagati nella nuova inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. Si tratta di unintercettazione depositata oggi dalla Procura nel processo a carico di cinque carabinieri. “Per me era un detenuto come tutti gli altri – continua – io ho fatto più del mio dovere, lho fatto in maniera impeccabile, io ho eseguito un ordine in buona fede”, aggiunge il carabiniere riferendosi allannotazione sullo stato di salute di Cucchi che sarebbe stata modificata su ordine gerarchico. “Per un motivo X hanno voluto cambiare lannotazione – afferma – io questo non lo posso sapere. Se volevano nascondere qualcosa, o perché era scritta male la mia annotazione o perché lavevo scritto con i piedi… se un mio superiore, in caso di specie in primis il mio comandante di stazione, perché io non parlo con gli ufficiali, non è che potevo parlare con il colonnello, cè una scala gerarchica. Io lordine lho ricevuto dal comandante di stazione, la mail lha ricevuta lui”. “Sarebbe stato sufficiente che tu avessi detto al pm, alla domanda sulle modifiche dellannotazione: guardi lho fatto di mia sponte perché allepoca ero giovane, siccome ritenevo di avere sbagliato, aderendo di più a quello che effettivamente vedevo. Sarebbe stato sufficiente che tu dicessi questa cosa”, interviene il cugino avvocato. “Con il senno di poi è facile, il pm mi ha messo con le spalle al muro” gli risponde il carabiniere. “Non è il senno di poi, Francesco, è il fatto che non vi istruiscono su cosè il reato di falso, quali sono i reati che può commettere un pubblico ufficiale” ribatte lavvocato. “Dal pm io sono andato impreparato, con lansia perché lui ti intimorisce proprio” aggiunge nellintercettazione Francesco Di Sano, parlando con il cugino avvocato. “Io non ho fatto nulla…ma il reato cè per carità di Dio, risponderò di quello ma ripeto cè la buona fede…per me sono identiche le due annotazione, cioè cambia solo la sintassi e loro mi dicevano no cambia nella sostanza perché è scomparso questo, i dolori al costato sono diventati dolori alle ossa” conclude il carabiniere.