Cyber attacchi aumentati del 31%: 2018 è l’anno peggiore di sempre

    Nell’era del social e del tecnologico che sta invadendo quasi tutti i campi, rimane anche il pericolo dei cyber attacchi, che secondo il nuovo Rapporto Clusit, presentato al Security Summit di Verona, sarebbero aumentati del 31% in più rispetto al semestre precedente. Si parla, in numeri, di 730 attacchi gravi registrati e analizzati. “Il 2018 – hanno sottolineato gli esperti – si appresta a battere il triste primato dello scorso anno definito l’anno del salto quantico della cyber-insicurezza. Il primo semestre è stato il peggiore di sempre”. Il picco maggiore a febbraio, con 139 attacchi: è il valore mensile in assoluto più alto negli ultimi 4 anni e mezzo. Nei primi sei mesi del 2018 il cybercrime è stato la causa dell’80% degli attacchi informatici a livello globale, risultando in crescita del 35% rispetto all’ultimo semestre 2017. Rispetto ai sei mesi precedenti considerati dal Rapporto ad aumentare del 69% le attività riferibili al cyber spionaggio.?E c’è una crescita a tre cifre nel settore Automotive (+200%); in ambito Research-Education (+128%); segue il settore Hospitability: hotel, ristoranti, residence hanno subito da gennaio a giugno 2018 il 69% di attacchi in più rispetto agli ultimi sei mesi dello scorso anno. In decisa crescita anche i crimini nei settori Sanità (+62%), Istituzioni (+52%), nei servizi Cloud (+52%) e nel settore della consulenza (+50%).
    Non solo: gli attacchi informatici “dimostrano la capacità e la determinazione degli attaccanti, che puntano a massimizzare il risultato economico con un approccio tipico della criminalità organizzata”, lo dice Andrea Zapparoli Manzoni, uno degli autori del Rapporto Clusit. La categoria cresce di piu’ in senso assoluto è quella degli attacchi ’Multiple Targets’ (18% del totale a livello globale), in aumento del 15% rispetto ai sei mesi precedenti. Sono attacchi gravi compiuti in parallelo dagli stessi aggressori a numerose organizzazioni. È il “malware semplice”, un software dannoso prodotto industrialmente a costi sempre decrescenti, il vettore di attacco più utilizzato (40% del totale degli attacchi). Questa tecnica segna un incremento del 22% nei primi sei mesi di quest’anno rispetto al 2017. “E sconcertante che la somma delle tecniche di attacco più banali, come il phishing e il malware semplice, rappresenti oggi ancora il 61% del totale – aggiunge Andrea Zapparoli Manzoni – Significa che gli aggressori riescono a realizzare attacchi di successo contro vittime teoricamente strutturate con relativa semplicità e a costi molto bassi, oltretutto decrescenti. E questa è una delle considerazioni più preoccupanti tra quelle che emergono dalla nostra ricerca”.?Ransomware e Cryptominers, compresi nella categoria, rappresentano oggi il 43% del “malware semplice” utilizzato dai cybercriminali. In particolare, i Cryptominers, virus che generao valute digitali all’insaputa degli utenti, quasi inesistenti fino al 2016, sono stati utilizzati nel primo semestre dell’anno nel 22% degli attacchi realizzati tramite malware (erano il 7% nel 2017). Superano di poco i Ransomware (+21%), virus che prendono in ostaggio i dispositivi e per riottenere i dati bisogna pagare un riscatto. Negli attacchi sono inoltre sempre molto utilizzate, secondo gli esperti del Clusit, anche le tecniche di Phishing e Social Engineering, in aumento del 22% nei primi sei mesi del 2018.