Di Maio lancia l’ultimatum per le dimissioni di Siri

    Luigi Di Maio lancia l’ultimatum per le dimissioni di Armando Siri. Ad un giorno dal Consiglio dei ministri decisivo per la revoca del sottosegretario, il vice premier pentastellato ribadisce la sua posizione, chiedendo le dimissioni del senatore in quota Lega dal suo posto alle Infrastrutture, dopo l’indagine per corruzione che lo ha visto coinvolto e la vicenda della palazzina di Bresso, acquistata da Siri con un mutuo acceso presso una banca sammarinese. Di Maio lancia l’offensiva su Facebook: “Non capirò mai perché la Lega in queste settimane abbia continuato a difendere Siri invece di fargli fare un passo indietro. Oggi è l’ultimo giorno utile perché Salvini comprenda l’importanza di questa vicenda. Mi auguro faccia la cosa giusta”, ha scritto.

    Di Maio contro Siri, Salvini lo difende

     
    Continuano quindi le pressioni per le dimissioni di Siri da parte di Di Maio. “I pubblici ministeri lo dicono esplicitamente nell’avviso di garanzia: Siri ’ha asservito la funzione pubblica a interessi privati’. Di fronte a questo è impossibile restare fermi. Se qualcuno si vuole coprire gli occhi faccia pure, il Movimento 5 Stelle non lo farà. Non lo farà perché ci sono fin troppe ombre e stranezze in questa storia. Non rispondere all’interrogatorio dei magistrati è grave e in parte indicativo”. Secondo Di Maio Siri ha intenzione di non farsi interrogare, limitandosi a rilasciare una deposizione spontanea prossimamente. Un’ipotesi smentita dal suo legale, Fabio Pinelli: “Falso che Siri non voglia confrontarsi con i pm. Unitamente alla presentazione della memoria difensiva, il senatore renderà dichiarazioni e risponderà ad eventuali richieste di chiarimenti avanzate dai magistrati”.
    Nel frattempo il vice premier del Movimento 5 stelle ha convocato una conferenza stampa per oggi pomeriggio, congiuntamente al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, “alla luce degli arresti compiuti stamattina che hanno coinvolto anche alcuni politici e dei recenti casi di corruzione emersi”. Un evidente riferimento al caso Siri. Parole eloquenti anche dal premier, Giuseppe Conte: “Serve forte determinazione politica contro la corruzione”. Matteo Salvini intanto continua a difendere Siri: “Non c’è neanche una prova certa ma chiacchierate telefoniche di terze persone che coinvolgono altre persone e su questo chiedo qualcosa in più”. Posizione mitigata da Giancarlo Giorgetti: “Sono arrivato a Roma stamattina, credo che ci vedremo anche con Salvini e sarà lui a prendere la decisione definitiva. L’interesse è che il governo vada avanti”.