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Il petrolio, la grande arma di Putin

Il petrolio, la vera arma di Putin, continua ad essere l’ago della bilancia non solo delle sorti ucraine, ma degli interi equilibri geopolitici dell’area e, per estensione, della influenza che l’intero pianeta, e dunque le democrazie, le relazioni internazionali e le economie planetarie subisce, o meno, da parte russa.

Non è un mistero che secondo molti esperti, la Russia ha ancora oggi una certa solidità fiscale tale da poter reggere l’urto delle sanzioni e di poter ancora per un pò continuare ad abbassare la produzione fino a 5 milioni di barili al giorno senza subire conseguenze per la propria economia.

Il petrolio, la Russia, gli equilibri economici

Ma questo che peso avrebbe per il resto del pianeta e per le economie delle grandi potenze e non solo? E’ evidente come il vero target del G7 è dell’occidente sia: Putin non deve vincere. Se cosi fosse , infatti, la Russia non solo riuscirebbe a potenziare il proprio peso geopolitico, ma si guadagnerebbe la posizione di predominio, pregustando magari l’idea attaccare ancora qualche altro stato europeo, Moldavia in particolare.

Del resto, il Cremlino pensa che in Ucraina non possa e non si debba in alcun modo perdere, perchè ciò segnerebbe e politica di Vladimir Putin, ma anche della Russia come lui la considera.

Inflazione, il vero problema dell’Occidente

Del resto l’Europa, già sta pagando un prezzo molto alto per questa guerra: infatti deve fare i conti con l’inflazione e gli aumenti dei prezzi, a partire dai carburanti. In dettaglio, il prezzo del petrolio si aggira sui 112 dollari al barile, sotto i massimi di oltre 123 dollari toccati nei primi di giugno.

Dubbi ci sono a tutt’oggi circa un’accelerata delle quotazioni. Ma un petrolio a 2-300 dollari, sarebbe una vera minaccia per le economie europee. Già l’inflazione rosicchia stipendi e risparmi. Nell’Eurozona è schizzata all’8,6% a giugno, trascinata dal +41,9% annuale dei prezzi energetici.