LIBIA, MEDIA LIBICI: ” PORTATI NEL DESERTO ITALIANI RAPITI”. ALFANO: “RICHIESTA SCAMBIO CON SCAFISTI? NON ESCLUDO”

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    Il rapimento degli italiani in Libia puo’ essere una richiesta di scambio con degli scafisti detenuti? “Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio”: lo ha detto Angelino Alfano a Skytg24. “Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito” alla lotta agli scafisti. Il quotidiano online libico ’Akhbar Libia24’, citando fonti di Sabrata, città sulla costa nord-occidentale del Paese, ha scritto che “i 4 italiani rapiti sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile trovare nascondigli”. Secondo le fonti, “i rapitori “hanno fatto scendere gli italiani dalla loro macchina, e li hanno fatti salire in un’auto obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari”. Il sito aggiunge che “l’autista dell’auto degli italiani è stato legato e abbandonato nel deserto”.Spariti nel nulla. Sono ore di angoscia per la sorte dei quattro tecnici italiani rapiti domenica scorsa in Libia, nei pressi della città di Mellitah. Dopo una giornata segnata dal silenzio totale, tutte le piste restano aperte, dai seguaci del Califfo ai gruppi di miliziani armati alle bande di criminali, fino ad una ipotetica rappresaglia di trafficanti di esseri umani. Prudente la Farnesina, che ha definito prematuro fare delle ipotesi, mentre l’Onu ha chiesto l’immediato rilascio dei nostri connazionali. A 48 ore dal sequestro di Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla, dipendenti della società di costruzioni e manutenzione di impianti energetici Bonatti, manca ancora una rivendicazione ufficiale.E mentre i servizi italiani sono al lavoro per individuare un canale ’utile’, si moltiplicano le ipotesi su chi li abbia presi e sul perché. Vendetta, rappresaglia o estorsione? È molto “improbabile che il rapimento sia stato motivato da ragioni politiche, perché non sono state fatte rivendicazioni fino a questa mattina”, hanno tagliato corto dalla rappresentanza libica in Italia, aggiungendo che gli inquirenti locali sospettano anche “motivazioni criminali di trafficanti di esseri umani” che potrebbero aver agito per “rappresaglia contro la missione unilaterale che ha il compito di individuare le navi che salpano dalla Libia verso l’Europa”. C’è poi chi ipotizza la pista o meglio lo spettro dei terroristi dell’Isis. Ma per il momento si tratta solo di scenari, come quello che puntava il dito contro il gruppo Geish al Qabila, l’Esercito delle tribù, milizie tribali contrapposte a Fajr Libya. Un mistero che si infittisce considerata la realtà frammentata della Libia.