Pace fiscale, Salvini: Non rottamazione: tetto a 500 mila euro

    Ancora un nuovo tema di discussione, analisi, contrasti e ‘battaglie’ politiche intorno alla figura di Matteo Salvini e alla iniziative che lui, ed il governo gialloverde di Conte e della anima bipolare del Movimento Cinque Stelle e, per l’appunto, della Lega, sta portando avanti in questa ormai prima ampia fase governativa. Ovviamente in queste ore il tema principale, molto probabilmente, è e resterà quello relativa alla cosiddetta pace fiscale. Quella che Matteo Salvini con fermezza ritiene non essere affatto una ‘rottamazione’, e che, stando alle sue parole, prevede un tetto a 500 mila euro.
    Da questo punto di vista, entrando nei meandri specifici delle questioni relativi alla pace fiscale, non ci dovrebbe dunque essere, secondo il leader del Carroccio, alcun compromesso di sorta. In particolare il vicepremier leghista ritorna con evidente risoluta fermezza su un concetto che aveva avuto già modo di sottolineare in altre previe occasioni, e per il quale sottolinea, confermando, che il tipo particolare di iniziativa che il neo-governo sta analizzando non prevede affatto la “classica rottamazione” ma consiste, in realtà, in un “intervento a gamba tesa” e andrà a riguardare tutti i debiti “fino a 500mila euro”.
    In poche parole, come il Ministro dell’Interno ha avuto modo di chiarire nel corso di un intervento a Rtl 102,5 sul tema, l’iniziativa consisterà in un vero “a saldo e stralcio”: ovvero non già appena su interessi e sanzioni ma pure “sul capitale”.
    Sostanzialmente, per Matteo Salvini “la pace fiscale che voglio portare fino in fondo è quella di milioni di italiani costretti a vivere da fantasmi che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e poi gli andata male e si portano dietro cartella che non pagheranno mai”.
    E’ da ricordare come in precedenza un testo del Decreto connesso alla manovra stabiliva tuttavia un quadro che sembrava essere parzialmente differente rispetto a quanto indicato dal ministro. Il governo sembrerebbe indirizzare l’azione verso una terza versione, per così dire, della rottamazione della cartelle, che pur essendo nei fatti parzialmente più proficua per i contribuenti, resterebbe simile allo schema degli interventi del governo di Matteo Renzi, con il pagamento integrale dell’imposta dovuta e l’annullamento di sanzioni, interessi e more. In caso di liti tributarie, per cui invece era previsto un condono con lo sconto del 50 o del 30% su quanto dovuto in caso di vittoria in primo o secondo grado con l’Agenzia delle Entrate.
    Sono poi da tenere a mente alcune indicazioni statistiche che sono state fatte emergere dai dati indicati dall’Agenzia delle Entrate: allo scorso luglio, il differenziale economico delle cartelle ammontava all’incirca a 871 miliardi di euro con un valore complessivo debiti da dover poi riscuotere legato a circa 20 milioni di contribuenti. Di questi però soltanto una quota minima, circa 84 miliardi, sono realmente aggredibili visto che la cifra complessiva include anche debiti a carico di soggetti deceduti, falliti o la cui riscossione è già stata sospesa.