Pedofilia, parla il nunzio Viganò

    Dopo tanta attesa, sul caso pedofilia parla il nunzio Viganò. Il Monsignore afferma di stare bene “grazie a Dio molto bene, con grande serenità e pace di coscienza: è il premio della verità. La luce vince sempre sulle tenebre, non può essere soppressa, specialmente per chi ha fede. Perciò ho molta fiducia e speranza per la Chiesa”. In merito alle reazioni sul suo memoriale, Viganò è ben chiaro.
    “Come lei sa, le reazioni sono contrapposte. C’è chi non sa più dove attingere il veleno per distruggere la mia credibilità. Qualcuno ha persino scritto che sono stato ricoverato due volte con trattamento obbligatorio (TSO) per uso di droga; c’è chi si immagina cospirazioni, complotti politici, trame di ogni genere, eccetera, ma ci sono anche molti articoli di apprezzamento e ho avuto modo di vedere messaggi di sacerdoti e fedeli che mi ringraziano, perché la mia testimonianza è stata per loro un barlume di speranza nuova per la Chiesa”.

    Molto attesa è la sua risposta a chi in parla di motivi di rancore personale nei confronti del Papa. “Forse perché sono ingenuo e portato a pensare sempre il bene per le persone, ma soprattutto riconosco che è un dono che mi ha fatto il Signore, non ho mai avuto sentimenti di vendetta o di rancore in tutti questi anni in cui sono stato messo alla prova da tante calunnie e falsità sul mio conto.
    Come ho scritto all’inizio della mia testimonianza, avevo sempre creduto che la gerarchia della Chiesa avrebbe trovato in se stessa le risorse per sanare tanta corruzione. Lo scrissi anche nella mia lettera ai tre cardinali incaricati da papa Benedetto di indagare sul caso Vatileaks, lettera che accompagnava il rapporto che consegnai loro: “’Molti di voi – scrissi – sapevate, ma avete taciuto. Almeno ora che avete avuto questo incarico da Benedetto abbiate il coraggio di riportare con fedeltà quanto vi è stato rivelato di tante situazioni di corruzione’”.

    Ma allora perché pubblicare il memoriale? Viganò afferma: “Ho parlato perché oramai la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa. Mi rivolgo ai giornalisti: perché non chiedono che fine ha fatto la cassa di documenti che, l’abbiamo visto tutti, fu consegnata a Castelgandolfo da papa Benedetto a papa Francesco? Tutto è stato inutile? Sarebbe stato sufficiente seguire il mio rapporto ed il verbale che fu fatto alla mia deposizione davanti ai tre cardinali incaricati delle indagini sul caso Vatileaks (Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) per iniziare a fare un po’ di pulizia in Curia. Ma sapete che cosa mi rispose il cardinale Herranz quando lo chiamai da Washington, dato che era passato molto tempo da quando era stata nominata questa Commissione da papa Benedetto senza che mai fossi stato contattato? Allora ci davamo del tu e gli dissi: “Non credi che abbia anch’io qualche cosa da dire sulla questione delle mie lettere, pubblicate a mia insaputa?”. Mi rispose: ‘Ah, se proprio vuoi”’.