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    Peste suina, abbattimento animali, protestano gli animalisti

    Col monitoraggio dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e con le varie ipotesi al vaglio relative al contenimento della peste suina a Roma, si elevano, quanto alla possibilità di abbattimento dei capi contagiati, le forti proteste degli animalisti. Dal ritrovamento delle 14 carcasse di cinghiale a Roma le autorità, a partire dalla Regione non escludono nessuna ipotesi. Protestano gli animalisti.

    Quattordici carcasse di cinghiali morti con due casi sospetti positivi alla peste suina. Dopo il primo caso rilevato nella Capitale lo scorso 5 di maggio i casi sospetti provengono ancora dal parco dell’Insugherata. Come affermano dalla Regione Lazio, le 14 carcasse di ungulati trovate nell’area di Roma sono tutte negative e sono tutte all’interno del Grande raccordo anulare.

    “I cittadini di Roma non vogliono che sia risolto con il sangue il problema delle incursioni di qualche cinghiale nel centro abitato causate dall’emergenza rifiuti, e solo da quella. Ora altro pretesto per invocare il sangue è qualche sparuto caso di peste suina, non trasmissibile all’uomo”, affermano dall’organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

    La Peste suina africana (Psa) “non si combatte mandando i cacciatori a uccidere cinghiali come ventilato oggi dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa”, critica Oipa. Al contrario, come confermerebbe un parere chiesto agli esperti dall’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”. E poi “i cacciatori, con le loro prassi di eviscerazione, possono diffondere in maniera incontrollata il virus della Psa, innocuo per l’uomo, e degli altri agenti patogeni di cui le prede potrebbero essere portatrici”.

    aggiornamento ore 12.41

    La causa principale dell’aumento della presenza dei cinghiali a Roma “è l’annosissima emergenza rifiuti, diventata in questi ultimi anni molto grave”, sostiene Rita Corboli, delegata dell’Oipa di Roma, “i cinghiali sono sempre gli stessi, ma negli ultimi anni sono aumentati i rifiuti e le discariche a cielo aperto e quindi la disponibilità di cibo nelle vicinanze delle aree verdi dove vivono. Roma è la città più verde d’Europa ricca di fauna selvatica, che dovrebbe essere considerata una risorsa da gestire nel rispetto della vita e non un nemico da combattere”.

    L’Oipa chiede pertanto che si affronti la vicenda “in maniera razionale, scientifica”, e con “un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale”. Trasformare Roma in “un Far West per ammazzare i cinghiali non risolve il problema, semmai il contrario: studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un moltiplicarsi di cucciolate”, conclude Corboli, “a Roma il problema sono i rifiuti, non i cinghiali”.

    Concordi anche dal Lav(Lega anti vivisezione): “Chiediamo al Presidente Zingaretti che il caso di peste suina rilevato a Roma non diventi un pretesto per una deregulation venatoria a livello regionale, come accaduto in Piemonte dove abbiamo impugnato al tar l’ordinanza regionale – afferma Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici- il contenimento della peste suina africana non può essere lasciato nelle mani dei cacciatori e dei loro interessi personali”.

    aggiornamento ore 15.03

    Per Lav “ancor di più perché è lo stesso Ispra ad affermare che ‘la peste del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. La notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime (es. circa 0,5/km2)’ chiarendo definitivamente che per eradicare il virus, il metodo da seguire non appartiene certamente al mondo della caccia e alle sue carabine. Come dimostrato in Belgio e Repubblica Ceca, dove la Peste Suina non è stata eradicata con l’uccisione in massa dei cinghiali, ma grazie all’installazione di recinzioni attorno all’area infetta”.

    aggiornamento ore 18.10