RENZI: PENSIONI, PRIMA VERIFICHIAMO E POI INTERVERREMO

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    “Nei prossimi giorni verificheremo le carte, noi abbiamo appreso la sentenza il 30 aprile dalle agenzie di stampa, un buon viatico per l’1 maggio e ora ci prendiamo il tempo necessario per evitare di fare errori”. Così Matteo Renzi, a Rep tv, alla domanda su quando il governo interverrà sulle pensioni dopo la sentenza della Consulta.“Non cambieranno i saldi, ci manterremo dentro le regole europee. Studieremo una soluzione che ci consenta di essere credibili a livello europeo”. Il premier ha spiegato che nella soluzione dopo la sentenza della Consulta saranno mantenuti i parametri indicati nel Def. Il provvedimento sulle pensioni arriverà tra “pochi giorni”: così il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan risponde a chi gli chiede a quando si avranno novità. “Sto tornano a Roma per incontrami con i tecnici al ministero e poi con il presidente del Consiglio per chiudere questa questione il più presto possibile”, ha detto Padoan al termine dell’Ecofin. “Soldi a tutti con una lettera di scuse”. Così Matteo Salvini al suo arrivo al ministero dell’Economia ha risposto a chi gli chiede cosa bisogna fare in merito alla questione pensioni. Salvini ha annunciato per oggi un sit-in davanti alla sede del ministero fino a quando non otterrà risposte. Il governo accelera sulla soluzione del rebus pensioni, portando il decreto sui rimborsi degli arretrati e la rimodulazione dei trattamenti futuri già al consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Tutt’altro che indifferente agli input in arrivo da Bruxelles, l’esecutivo ha deciso di risolvere la questione alla svelta, per evitare di incappare in giudizi troppo severi e pressioni troppo insistenti. L’operazione, come annunciato da Pier Carlo Padoan ufficialmente, avverrà sia per il passato che per il futuro basandosi su una distinzione per fasce di reddito che, alla fine, dovrebbe presentare un conto non troppo salato. Non quanto, almeno, ipotizzato nei giorni a ridosso della sentenza della Corte. Le risorse necessarie saranno sicuramente inferiori a 5 miliardi, probabilmente più vicine ai 4. La suddivisione per scaglioni, rispettando comunque i principi di equità e gradualità sottolineati dalla Consulta, permetterà infatti al Tesoro di risparmiare non poco e di rispettare i parametri di bilancio indicati nel Def. A partire dall’obiettivo di deficit programmatico al 2,6% ma anche tutto ciò che il deficit nominale si porta con sé in termini di pareggio di bilancio e deficit strutturale e di contenimento del debito. Il tesoretto da 1,6 miliardi sarà dunque la base di partenza cui si aggiungeranno altre forme di copertura al momento ancora al vaglio rigoroso dei tecnici. Le opzioni messe a punto finora restano tutte sul piatto, ma più saranno le risorse individuate ed “bollinate” dagli esperti della Ragioneria generale dello Stato, più l’asticella degli adeguamenti potrebbe spostarsi man mano verso l’alto. Il lavoro prosegue in attesa che venerdì Padoan torni fisicamente disponibile a Roma dopo una serie di impegni internazionali, ma se il ministro ha più volte fatto sentire la sua voce, Matteo Renzi questa volta è rimasto con la retroguardia.